Il vomito sessista nelle ampie scollature femminili

Proprio in questi giorni ho riflettuto e scritto sulla normalità nella diversità dei comportamenti sessuali, ma evidentemente sesso e normalità non vanno troppo d’accordo se stiamo ancora a discutere e polemizzare su un abito troppo scollato, il topless esibito in spiaggia, indumenti osée indossati a scuola. Queste polemiche sono scoppiate in Francia dove le attiviste di Femen hanno manifestato contro la decisione di imporre l’utilizzo di una giacca a una turista giudicata troppo “scollata” per visitare l’esposizione. È inoltre scattata la protesta contro il dress-code sessista consigliato in alcune scuole e contro l’episodio delle due donne in topless a Sainte-Marie-la Mer alle quali gli agenti di polizia hanno chiesto di indossare il costume.

Attingo dalla cronaca della corrispondente de La repubblica Benedetta Perilli. Partiamo dall’inizio. Indossava un abito troppo scollato per poter visitare le sale del museo d’Orsay, a Parigi, e così una visitatrice è stata costretta a indossare una giacca per poter ammirare l’esposizione. Un gesto che ha fatto molto discutere e che non poteva non essere vendicato dalle attiviste di Femen. Le femministe, note per le loro azioni di protesta a seno nudo, si sono introdotte nel museo e hanno posato in topless, con le mascherine e mantenendo le distanze di sicurezza, mostrando sul corpo le scritte “Non è osceno” e “L’oscenità è nei vostri occhi”. In un comunicato hanno spiegato la ragione della dimostrazione citando anche l’episodio delle due donne in topless alle quali gli agenti di polizia hanno chiesto di indossare il costume: “Il museo d’Orsay ospita numerose opere, molte delle quali nudi femminili e maschili, così come il celebre dipinto L’origine du monde di Gustave Courbet. Per quegli agenti un abito scollato è un problema, ma non crea loro alcun problema fissare i seni di una donna e giudicare com’è vestita”. Le attiviste hanno spiegato di voler combattere il pregiudizio sul corpo della donna che “ogni volta è come se venisse etichettato osceno o sconveniente” e che “solamente ricordando che il corpo non è osceno e sostenendo Jeanne (la turista allontanata dal museo) e tutte le donne vittime di discriminazioni sessiste si ferma la sessualizzazione del corpo delle donne”.

Intanto la rentrée scolastica è stata segnata sempre in Francia, oltre che dall’emergenza Covid, anche da una polemica sul dress code sessista imposto dalle scuole. Vari gruppi femministi e molti studenti hanno indetto per il 14 settembre una protesta contro la decisione di alcuni istituti scolastici di vietare indumenti giudicati “indecenti” come shorts, minigonne e crop top. Gli stessi indumenti che chi partecipa alla protesta ha deciso di indossare in forma ancora più audace. La protesta, nata spontaneamente sui social, ha ottenuto il sostegno della ministra Marlène Schiappa, delegata responsabile della cittadinanza, che in un tweet ha commentato: “Come madre le sostengo con sorellanza e ammirazione”. A favore del movimento anche le attiviste de Les Glorieuse che spiegano: “Osate top, gonne e trucco per reagire alle loro proposte sessiste. Vi invito a farlo tutti, senza preoccuparvi del vostro genere, uomini, donne, non binari. L’abbigliamento non ha un genere e possiamo indossare quello che vogliamo. Dimostriamoglielo”.

Fin qui la cronaca. Chi mi conosce sa della mia larghezza di vedute in materia sessuale e quindi non resterà deluso nell’apprendere che mi schiero apertamente con le attiviste di Femen. Hanno ragione da vendere: non è con questi atteggiamenti censori e bacchettoni che si difende il decoro, il buon gusto e la decenza. Noi partiamo sempre dalla forma per trascurare la sostanza. “Ottimo disse il conte e vomitò nell’ampia scollatura della contessa”: così dice una ben nota espressione usata spesso nel nostro parlare quotidiano. D’ora in poi bisognerà stare attenti all’ampiezza della scollatura della contessa più che ad evitare di vomitarle addosso.

Non vedo quale attentato al decoro potesse rappresentare la visitatrice di un museo con un abito un po’ scollato. Se proprio vogliamo insistere, sarà necessario fissare delle regole e applicarle. Quanti centimetri di profondità potranno avere le scollature delle donne? Poi si dovrà tenere conto anche delle dimensioni del seno, che influiscono certamente sull’apertura della scollatura. E poi magari prevedere dei correttivi da apportare seduta stante: spille da applicare in parziale chiusura della scollatura. Ma il bello viene a livello di chi dovrà fare questi controlli e verificare queste misure: un esercito di guardoni previamente selezionato e magari remunerato in…economia.

Sto naturalmente scherzando perché forse è il modo migliore per sgonfiare i non problemi.  E i topless? Pensavo che il discorso fosse chiarito da tempo, invece… Certamente più delicato il discorso nelle scuole. Intendiamoci bene, tutti sappiamo qual è il vero problema: trovare l’equilibrio tra la sacrosanta e naturale esibizione del meraviglioso corpo della donna e il contenimento degli istinti sessuali maschili in cerca di sfoghi ben oltre le righe. È pur vero che in questo caso l’occasione può fare l’uomo maniaco sessuale, ma è altrettanto vero che, se un uomo non riesce a contenersi, deve badare a se stesso e non pretendere di coprire le proprie vergogne considerando vergogne i seni femminili.

Una mia amica, parecchio tempo fa, mi raccontava di avere assistito ad un episodio curioso. Un distinto signore intendeva acquistare all’edicola una rivista pornografica e non si accontentava di sceglierla alla chetichella tra quelle esposte in vetrina, ma chiedeva insistentemente e ripetutamente all’edicolante se non avesse qualcosa di più spinto da offrire. Ad un certo punto, dopo aver quasi esaurito il campionario, l’edicolante si spazientì e disse al potenziale cliente: “Senta, forse è meglio che lei si rivolga ad una casa di appuntamenti: ce ne sono per tutti i gusti…”. Quel signore arrossì e se ne andò sconsolato.

Certo le donne devono essere attente a non trasformare il loro libero arbitrio in materia di abbigliamento in provocazione bella e buona per soggetti sessualmente deboli (o forti): la misura la conoscono benissimo, senza che venga loro ridicolmente imposta da guardiani-guardoni, da presidi-bacchettoni e da poliziotti-bigotti.