Il gobbo leghista

Il leader della Lega Matteo Salvini è stato aggredito a Pontassieve, in provincia di Firenze, durante un’iniziativa politica per le elezioni regionali della Toscana. La notizia è stata diffusa su Twitter dall’ex sottosegretario Guglielmo Picchi. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il presunto aggressore, una donna di origine africana, avrebbe strappato a Salvini il rosario e danneggiato la sua camicia. Dall’audio e dal video, postati sul sito del Corriere della Sera, si possono chiaramente sentire le parole con cui questa donna congolese si è espressa: a mio giudizio non ha tanto aggredito, ma ha inveito contro Salvini: “Ti maledico!”.

Ho fatto immediatamente il collegamento con la trama di Rigoletto, l’opera lirica di Giuseppe Verdi. Nel primo atto improvvisamente irrompe il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca di Mantova, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo deride: è l’ultima goccia che fa traboccare il vaso e allora il conte sfida orgogliosamente e apertamente il Duca, che lo fa arrestare. Ma prima che venga portato via dalle guardie, il vecchio lancia la sua maledizione al Duca (“Se al carnefice pur mi darete, spettro terribile mi rivedrete“) e soprattutto allo stesso Rigoletto (“E tu, serpente, tu che d’un padre ridi al dolore, sii maledetto!“). Da questo momento in poi la maledizione diventerà per Rigoletto un’ossessione che non lo abbandonerà più per il resto dell’opera. Il gobbo, evidentemente, è assai più superstizioso del suo padrone: se questi ignora bellamente le parole di Monterone (anche perché egli è incurante delle conseguenze delle proprie azioni), il buffone ne resta invece profondamente colpito (“Orrore!“, grida sul finire della scena).

La donna congolese ha dimostrato grande e nobile (sic!) rabbia nell’inveire contro Salvini, il buffone di turno, che con le sue provocazioni deride gli immigrati e i loro drammi. La gran parte della gente scuoterà il capo e così esprimerà un senso di compatimento verso quella donna esagitata e fuori di sé: non faccio parte della maggioranza silenziosa anti-immigrati. La grancassa del politicamente corretto farà finta di scandalizzarsi e condannerà la violenza da qualunque parte e per qualsiasi motivo venga: non mi associo a questo stucchevole, raffazzonato e manierato coro. Non plaudo a quel gesto, ma lo considero per quello che è: un esagerato episodio di protesta spontanea e umana. Non riesco a vedervi una manifestazione violenta, ma semmai solo un eccesso colposo in legittima difesa. Il fatto poi che a Salvini sia stato strappato il rosario fa finalmente giustizia di una triviale strumentalizzazione religiosa perpetrata dal caporione leghista (quale leader? ma fatemi il piacere…). Il danneggiamento della camicia ha anch’esso il suo significato simbolico: la reazione di chi è nudo davanti alle proprie tragedie contro chi è vestito di cattiveria perbenista ed egoista.

Le maledizioni non attaccano e, se per caso attaccassero, non avrei alcuna soddisfazione nel vederne i malefici effetti sul buffone leghista.  Mi auguro, anzi gli auguro, che la maledizione possa mettergli in crisi la coscienza, non per superstizione, ma per revisione etica e politica. Chi semina odio raccoglie zizzania. Certamente Salvini sparge veleno in lungo e in largo. Quella della donna in questione non è però zizzania: è debordante amor proprio, sbracata e irrazionale difesa del proprio onore e della propria reputazione. In poche parole non ne poteva più…

Chissà che questo episodio non sortisca lo stesso effetto della famosa citofonata alla famiglia tunisina in località Pilastro di Bologna. Allora probabilmente gli fu fatale atteggiarsi a giustiziere del piffero e perse le elezioni regionali in Emilia-Romagna. Può darsi che questa volta la maledizione di cui sopra gli faccia perdere le elezioni in Toscana. Forse invece lo rafforzerà facendolo passare per vittima: la manovra è già partita. So che non è giusto ma sarei tentato di essere paradossalmente e provocatoriamente riconoscente alla donna di colore, che ha osato reagire, a modo suo, al subdolo, ma ancor più schifoso, razzismo di stampo leghista: della serie “quanno ce vo, ce vo”.  Non ci spero molto: forse Salvini, come Rigoletto, capirà la verità e ripensando alla maledizione ricevuta esclamerà: “Ah, la maledizione”.