Si è ristretto lo stretto

È un atteggiamento classico, di fronte a problematiche complesse e impegnative, quello di deviare su un aspetto particolare, meglio se riconducibile e riducibile ad un sì o un no. Sta puntualmente succedendo per lo stretto di Messina, dando per scontato quello che scontato non è, vale a dire la necessità, l’utilità e la fattibilità di una infrastruttura che bypassi lo stretto. Finora si era parlato di un ponte, ma in questi ultimi giorni è rispuntato anche il progetto di un tunnel sottomarino.

Temo che tutto il discorso progettuale intorno agli investimenti per le infrastrutture finalizzati alla ripresa dello sviluppo socio-economico con l’utilizzo anche e soprattutto dei fondi europei possa finire in una mega bolla di sapone così come storicamente si è rivelata l’idea di un collegamento tra la Sicilia e il continente. Stando alle ricostruzioni giornalistiche, del tunnel dello stretto si cominciò a parlare nel 1969 e si arrivò al 1980 col parere favorevole dell’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga. Poi una lunga pausa di silenzio fino ai giorni nostri.

Più insistente e reiterato il discorso del ponte sullo stretto di Messina: consiglio di andare a rileggerne la storia, per ricavarne a contrariis un’utile lezione anti-demagogica e anti-sperpero.  Sarebbe interessante riprendere anche la storia ben più piccola, ma ugualmente emblematica, della metropolitana parmense, progetto che finì con il coraggioso e tardivo alt del sindaco Vignali ad un progetto frutto di megalomania e affarismo.

Tutto finirà nel nulla dopo aver sollevato un polverone dibattimentale in cui tutti si eserciteranno ad esprimere pareri e formulare analisi. Forse sarà meglio portare a compimento i progetti già varati e in stand by totale o parziale e dedicarsi a nuovi progetti a sicura ed immediata efficacia, senza rincorrere pazze e fuorvianti idee. C’è già naturalmente chi si schiera a favore del tunnel e chi preferisce il ponte.

Ho un debole per Luigi Pirandello e per la sua opera teatrale “Così è (se vi pare)”, incentrata su un tema molto caro a Pirandello: l’inconoscibilità del reale, di cui ognuno può dare una propria interpretazione che può non coincidere con quella degli altri. Si genera così un relativismo delle forme, delle convenzioni e dell’esteriorità, un’impossibilità a conoscere la verità assoluta.

Che la Verità assoluta esista o meno è cosa tantomeno irrilevante: è questo il messaggio finale di lettura dell’opera dove Pirandello mette lo spettatore di fronte ad una sorta di ‘barriera sul palcoscenico’ costringendolo ad interrogarsi sul significato stesso di ciò che ha appena visto e l’assenza stessa di significato. Protagonista assoluto di scena, il dramma esistenziale della vita umana nella sua infinita complessità, ed in virtù del teorema, il fatto che la Verità assoluta, quella imprescindibile non esiste. A seguito dell’acceso dibattito tra i personaggi di un piccolo ambiente provincial-borghese infatti, la Verità è per ciascuno ‘come pare’.

Ho richiamato per l’ennesima volta questo affascinante tema pirandelliano, perché ben si attaglia alla problematica relativa allo stretto di Messina. Da una parte, se non erro, Dante Alighieri ci mette autorevolmente in guardia dal rischio di semplificare la realtà mistificandola con comode e marginali semplificazioni; dall’altra Luigi Pirandello ci scoraggia portandoci relativisticamente, provocatoriamente ma seriamente, con i piedi per terra. In mezzo Giuseppe Conte, tentato dalla grandeur, un M5S in vena di revisionismo politico-programmatico, un Pd, come al solito, a ruota libera nel promettere troppo e mantenere poco, un centro-destra in cerca di scoop magari facendo credere agli italiani che si farà prima e meglio a rimpatriare gli immigrati.

Mio padre, amante della vita, scandiva scherzosamente le tappe future della sua esistenza sui fatti che gli stavano a cuore, del tipo: riuscirò a vedere le prossime olimpiadi? E io riuscirò a vedere il ponte o il tunnel sullo stretto di Messina?   Scherzi a parte, non me ne frega niente! Vorrei vedere finalmente qualche progetto serio, fattibile, utile, lasciando stare le fughe in avanti e all’indietro (sì, perché il ponte sullo stretto è acqua passata che non macina più). Non vorrei esagerare parafrasando la storica fantozziana battuta: “il ponte (o il tunnel) sullo (o sotto lo) stretto di Messina è una cagata pazzesca!”.