Le sistemiche gaffe della Rai

Riporto da “La repubblica” a firma di Alberto Custodero. La diretta, a volte, può giocare brutti scherzi. È il caso del servizio del Tg2 che, proprio in una diretta dal Senato a pochi secondi dalla chiusura delle votazioni sul caso Open Arms, ha annunciato “il colpo di scena”. “Salvini non andrà a processo, non è stata concessa l’autorizzazione”. La giornalista era nella sala dei Postergali, quella usata per le dirette nella quale non ci sono agenzie, non ci sono computer e non ci sono nemmeno schermi dai quali seguire i lavori in Aula. “Lo spoglio si è concluso pochi istanti fa, ha annunciato la conduttrice del Tg2, che ha ceduto la linea all’inviata in Parlamento.

La cronista posa il telefono e prende la parola. “È proprio di ora il risultato, non è passata l’autorizzazione a procedere…” è stato l’incipit del servizio della cronista di Palazzo Madama. Pare che l’errore di interpretazione del voto dell’Aula le sia stato suggerito al telefono, pochi istanti prima della diretta, dal suo caporedattore.

“Sembrava un voto scontato – prosegue lo sfortunato servizio – visto anche il sì di Iv. E invece no, ci sono stati 141 voti favorevoli ma 149 no. Quindi Salvini non andrà a processo. Questo è davvero un colpo di scena perché tutta la maggioranza era compatta per dire che non c’era interesse generale”. “Ma il centrodestra compatto ha detto no: Salvini ha fatto l’interesse generale”.

Si dice il peccato, ma non il peccatore. Sul peccato si possono dire inoltre tante cose: pressapochismo, faziosità, mancanza di professionalità, semplice gaffe? Naturalmente la clip dello sfortunato servizio è girata sui social. Lo svarione non è passato inosservato. E come avrebbe potuto non essere notato?

Per me l’occasione non è tanto quella di ridere per un clamoroso infortunio televisivo: tutti possono sbagliare e quindi non è il caso di sghignazzare né di ironizzare sotto sotto sulla indiretta beffa per Salvini. L’episodio mi ha invece risollecitato alcune domande sulla Rai, sul suo personale, sui suoi bilanci.

Quanta gente ha il microfono in mano senza sapere l’importanza e la delicatezza del compito che le viene affidato… Quanta e troppa gente fa informazione in modo superficiale al limite del banale, parziale se non addirittura fazioso… Quanta e troppa gente si occupa di cronaca e attualità politica senza avere la preparazione culturale adeguata… Quante risorse sprecate in inutili duplicazioni e ripetizioni… Quante cose non vanno in Rai… Ben vengano le gaffe se servono a migliorare il servizio pubblico radio-televisivo.

Il televisore, seppure in ritardo, entrò in casa mia, senza invadenza, accolto con simpatia ma senza fanatismo: uno strumento e non un fine. A volte mio padre, proprio per segnare marcatamente il distacco con cui seguiva i programmi TV, si alzava di soppiatto dalla poltrona e quatto, quatto se ne andava. Mia madre allora gli chiedeva: “Vät a lét?”. Mio padre con aria assonnata rispondeva quasi polemicamente: “No vagh a lét”. Era un modo per ricordare la gustosa chiacchierata tra i due sordi. Uno dice appunto all’altro: “Vät a lét?”; l’altro risponde: ”No vagh a lét” E l’altro ribatte: “Ah,  a m’ cardäva ch’a t’andiss a lét”.

Il dialogo tra mio padre e la televisione non era come quello tra due sordi: sapeva godere anche della TV ma con una certa parsimonia (la usava spesso come sonnifero che provocava solenni russate, sistematicamente negate all’evidenza), forse intravedeva per tempo il pericolo che l’immagine assorbita acriticamente porta con sé, forse prevedeva la debordante saga informativa. Per non parlare di intrattenimento salottiero e di sport chiacchierato. Non se ne può più!