Una mattina mi son svegliato e ho fatto un partito

Sono vecchio e molto legato a schemi culturali e politici del passato, quindi faccio fatica a concepire la nascita di partiti a carattere personale e leaderistico. Pretendo cioè un forte radicamento storico e valoriale, una certa tradizione di legami con i cittadini, la formazione graduale e selettiva della classe dirigente, per poter prendere in seria considerazione un partito politico. Purtroppo la storia va in ben altra direzione, si tende a bruciare le tappe, a improvvisare movimenti che sfociano automaticamente e frettolosamente in liste elettorali: se ne vedono le conseguenze, ma l’andazzo sembra essere irreversibile.

Il mio scetticismo vale anche se il personaggio originario è di altissimo livello, figuriamoci se il leader promotore è pur esso un esponente improvvisato e sbrigativamente lanciato nell’agone politico. Con tutto il rispetto e la benevola considerazione ritengo che Giuseppe Conte non abbia la statura per autocandidarsi a leader di una nuova formazione politica a sua dimensione. Se ne sta parlando: per la verità ne stanno discutendo i media; lui non si è finora lasciato scappare parole compromettenti.

Giuseppe Conte è stato letteralmente inventato come presidente del Consiglio dal M5S e, dopo una breve ma difficilissima esperienza quale premier dell’innaturale connubio tra leghisti e grillini, è riuscito, a costo di fare la parte del voltagabbana, a trovare una dignitosa collocazione come guida di un governo assai meno ignobile, ma comunque piuttosto improvvisato e confusionario.

Un conto è riuscire a rimanere in sella governativa usufruendo del generoso appoggio del capo dello Stato, della tattica benevolenza europea e internazionale, del solito peloso ed ammiccante appoggio ecclesiastico, del frastornato consenso della gente in preda al panico, della mancanza di alternative parlamentari al pur precario equilibrio su cui si basa il governo cosiddetto giallo-rosso, altro  discorso è promuovere un partito politico con la sola plausibile velleità di coprire una zona centrale dello schieramento in cerca d’autore.

Tutti parlano di questo fantomatico “centro”, che potrebbe trovare un riferimento interessante nella moderata e controllata verve politica di Giuseppe Conte. L’operazione porta immediatamente a ricordare l’avventura politica di Mario Monti post governo tecnico o di salute pubblica. La situazione è oggi molto diversa, i personaggi non sono confrontabili, i tecnici prestati alla politica, che vogliono diventare politici a tempo pieno, non hanno generalmente molto successo.

Non so cosa dicano i sondaggi relativamente alla nascita del partito di Giuseppe Conte, ma, anche se fossero incoraggianti, non si può partire con una simile avventura politica sulla base della geografia elettorale e di un precario consenso. Occorrono altri presupposti che sinceramente non vedo.

Qualcuno ipotizza l’operazione come salvataggio e riciclaggio in salsa contiana del grillismo svuotato delle piazzaiole e logorate identità populiste. Sarebbe comunque una trasformazione che rischierebbe di non salvare né capra né cavoli. È pur vero che i tempi della politica si sono accorciati di molto, che la politica ha divorziato dai valori di fondo, che tutto si brucia nel giro di qualche mese, che l’opinione pubblica si forma sul web e sotto l’influsso mediatico, che la gente fatica a ragionare di testa e ripiega sulle scelte di pancia, ma tutto penso abbia un limite.

D’altra parte, pur con tutti i limiti e i difetti del caso, gli attuali partiti una certa storia ed un certo radicamento ideale ce l’hanno. La Lega ha una storia (indipendentismo e secessionismo nordista), ha una cultura (liberismo oltranzista), ha un radicamento territoriale (Lombardia e Veneto innanzitutto), ha un rapporto coi cittadini (fatto di esperienze amministrative locali e regionale). Fratelli d’Italia raccoglie la triste eredità culturale del neofascismo, del nazionalismo e del populismo destrorso. Il partito democratico ha fuso (a freddo o a caldo) l’eredità politico-culturale delle sinistre (cattolica, comunista, socialista e ambientalista). Restano fuori da questo discorso storico Forza Italia, partito tipico personalistico e mediatico, il M5S, partito improvvisato dalla protesta antipolitica di Beppe Grillo, Italia viva, partito neonato e uscito dal cappello a cilindro di Matteo Renzi.

In conclusione l’eventuale partito di Giuseppe Conte non avrebbe né i requisiti soggettivi, né quelli oggettivi per scendere in campo a giocare possibilmente non per una sola stagione. La politica, nonostante tutto, è una cosa molto seria e non può essere scritta e interpretata da personaggi improvvisati, che possono anche strappare l’applauso del momento, ma che a lungo andare creano solo confusione di idee e programmi. Auguro a Giuseppe Conte di continuare, al meglio possibile, l’attuale ruolo nell’interesse suo e soprattutto del Paese che è chiamato a governare. Il resto lo valuti molto attentamente nell’interesse suo e soprattutto del Paese.