Tutti al mare a mostrar le povertà chiare

Gli italiani, malgrado la pandemia non sembrano intenzionati a rinunciare alle vacanze. Anche se, per ovvi motivi, sceglieranno destinazioni più “comode” privilegiando la sicurezza sanitaria. Una persona su due – dice una ricerca condotta da Quorum/YouTrend per Wonderful Italy – ha già deciso che andrà in ferie. E un altro 25% ci sta riflettendo in questi giorni. Solo un intervistato su quattro al momento esclude di voler o poter andare in vacanza. Anche sulla destinazione la soluzione è chiara: nove su su dieci rimarranno in Italia e poco meno della metà sceglierà una casa-vacanza dove è più facile avere giardino o piscine e controllare il distanziamento sociale. In buona sostanza, secondo questo sondaggio, tre italiani su quattro sarebbero pronti ad andare in vacanza. Un’altra analoga indagine arriva a conclusioni un po’ meno clamorose: solo (si fa per dire) un italiano su due andrebbe in vacanza.

Ebbene, si tratta di buone e incoraggianti notizie in tutti i sensi: psicologicamente parlando, gli italiani hanno evidentemente reagito allo stress e si stanno sforzando di tornare alla normalità di vita; turisticamente parlando, la voglia di ferie a prova di pandemia dovrebbe aiutare, anche in prospettiva ravvicinata, un settore economico uscito quasi distrutto dall’emergenza coronavirus; socialmente parlando, le ferie potranno costituire un punto di ripartenza a livello di convivenza tra le persone.

Mi resta però un forte dubbio: e l’incombente spettro della crisi economica? e i milioni di poveri in balia dell’invadente mare di disoccupazione? e la gente disperata che piange miseria e soffre la fame in attesa spasmodica delle briciole che cadono dal tavolo del governo? Tutti al mare, a mostrar le chiappe smagrite e sofferenti! Scherzi a parte, come si spiega questa apparente contraddizione, peraltro non nuova, tra gli andamenti socio-economici generali e i comportamenti  personali? Da sempre la definisco come “mistero della crisi”.

Un mio caro e simpatico amico sosteneva acutamente come, se una persona non ha possibilità di spesa, debba rinunciare drasticamente ad ogni divertimento e ricreazione. Lui, pittorescamente, consigliava, tanto per non sbagliare, di rimanere in casa e di andare a letto presto per non rischiare di essere in alcun modo risucchiato nei meccanismi spendaccioni della società in agguato. Il discorso sembrerebbe capovolto: sono in serie e gravi difficoltà economiche, non so come fare a sbarcare il lunario, ebbene me ne vado in ferie e…qualcuno provvederà.

I casi sono due: o la crisi è assai meno grave di quanto si possa prefigurare, oppure buona parte degli italiani sono degli scriteriati che vivono alla giornata e, come si suol dire, buttano il prete nella merda. Forse bisogna ragionare: gli effetti della crisi non si sono ancora concretizzati; si stanno probabilmente consumando ed esaurendo le scorte; l’economia sommersa continua ad essere una forte valvola di sicurezza (?) per i disperati in balia di sfruttamento, speculazione e delinquenza più o meno organizzata; le statistiche mantengono inalterati tutti i loro limiti di trilussiana memoria; la forza della disperazione spesso porta a commettere l’errore di attaccarsi alle più sbagliate e paradossali ciambelle di salvataggio.

Gli anti italiani a livello internazionale da tempo sostengono che stiamo vivendo al di sopra delle nostre scarse possibilità e, quindi, nonostante le disponibilità tendano a calare, noi rimarremmo appesi ad un livello di vita impossibile da sostenere. Sotto questa impietosa analisi c’è sicuramente molta cattiveria verso il nostro Paese, ma anche un fondo di verità. Temo infatti che questi comportamenti, che si stanno profilando, siano il triste preludio del peggiore dei ritorni alla normalità: quello della irresponsabilità e della pedissequa ripetizione degli errori del passato. Nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa c’è una verità italiana: tutto cambia perché nulla cambi. Si continua ad ipotizzare che nulla, dopo la pandemia, sarà come prima. Forse lo diciamo, ma sotto sotto non ne siamo convinti e pensiamo di potercela cavare a basso prezzo. E, come sempre, ci rimetteranno quanti davvero non potranno in alcun modo dribblare le loro povertà.