I tamponi in difesa dell’europeismo

Tra le forze politiche rappresentate nel parlamento europeo ho da sempre pensato che la più affidabilmente e veramente europeista sia il partito dei Verdi. Li ho anche votati in un paio di elezioni europee. In Italia purtroppo lo spessore culturale e politico di questo movimento si affievolisce. La dimostrazione sta anche nell’iniziativa lanciata da tre esponenti verdi, Sven Giegold, Alexandra Geese e Franziska Brantner: un appello italo-tedesco rivolto alla cancelliera tedesca Angela Merkel e alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen per spingere sull’emissione dei coronabond. La proposta parte appunto dai tre eurodeputati Verdi tedeschi ed è stata sottoscritta anche da molti eurodeputati, politici e intellettuali italiani come Enrico Letta, Mario Monti, Tito Boeri, Fabrizio Barca, Emma Bonino, Leoluca Orlano, Carlo Feltrinelli, Angelo Bonelli, Gad Lerner, Giulia Maria Crespi e altri. Io, quale signor nessuno, lo firmerei convintamente.

“L’avvento della pandemia del Corona virus è una prova che nessuno di noi in Europa si è mai prima d’ora trovato a dover fronteggiare”, si legge nel testo dell’appello. “L’Italia è stato il primo Paese europeo a essere colpito profondamente da questa pandemia e ha pagato un prezzo elevatissimo, sacrificando un gran numero di vite umane” è la premessa. “Abbiamo bisogno ora di una maggiore solidarietà europea. È un momento cruciale per la cooperazione in Europa. Dobbiamo dimostrare ora di essere una comunità di valori in cui ci si aiuta vicendevolmente e con un destino comune nel quadro di in un mondo globale turbolento. È il momento di compiere con coraggio passi comuni per superare la paura. È il momento dell’unità europea e non della divisione nazionale. Chiediamo quindi ai nostri governi di superare i vecchi schemi di divisione in Europa e nell’Eurozona”.

Quindi la richiesta di dare subito il via ai coronabond: “Auspichiamo quindi l’emissione di European Health Bonds (Titoli Obbligazionari Europei a supporto della Sanità), che abbiano un obbiettivo comune, chiaro, definito e soggiacente a linee guida stipulate congiuntamente. Ciò permetterebbe di sostenerne l’intero onere congiuntamente e democraticamente”.

Due brevi riflessioni di seguito a ruota ultra-libera, a mente libera e a cuore aperto. Perché mi interessano i Verdi? Perché in essi vedo uno stimolo, un pungolo, una possibilità di coniugare i valori storici della democrazia con i problemi storici del presente e del futuro: le libertà, la giustizia sociale, il lavoro, assieme al rispetto per l’ambiente, alla salvaguardia del territorio, allo sviluppo sostenibile, a cui aggiungo l’europeismo quale stanza di compensazione ideale di tutte queste spinte virtuose per l’uomo e per la società.

Ed eccoci infatti all’Europa: penso che il post-coronavirus sia l’ultimo treno per rilanciare un’idea di Europa solidale nello sviluppo. In questo momento storico non si può scherzare o giocare al rinvio: chi ci sta, ci sta! Forse è anche il momento di fare delle verifiche: il tampone va fatto anche ai politici per verificare se sono affetti dai virus del nazionalismo, del populismo e del sovranismo. Lunga e irreversibile quarantena per i contagiati. Il vaccino non può essere che l’Europa, capace di delineare un futuro accettabile per il mondo intero. Come diceva Nicolò Carosio: sarà dura!