Mi ero illuso che i grillini avessero finalmente ripiegato sul silenzio operoso, invece a squarciare il cielo pentastellato ci ha pensato Beppe Grillo con un vaffa sistemico. Beppe Grillo torna sulla scena. E lo fa con un articolo sul suo blog in cui lancia una proposta: “E’ l’ora del reddito universale per tutti”. Come scrive “la repubblica”, Il leader cinque stelle afferma: “E’ arrivato il momento di mettere l’uomo al centro e non più il mercato del lavoro. Per fare ciò si deve garantire a tutti lo stesso livello di partenza: un reddito di base universale, per diritto di nascita, destinato a tutti, dai più poveri ai più ricchi”.
Nel suo lungo post Grillo parte dalla premessa che “l’Organizzazione mondiale del lavoro stima che la disoccupazione globale potrebbe colpire 25 milioni di persone (la crisi del 2008 ha comportato un aumento di 22 milioni di disoccupati). Milioni di persone cadranno sotto la soglia della povertà”. Guardando al nostro Paese “milioni di italiani non avranno nei prossimi mesi un’entrata garantita”. Ma, continua, “se nel 2007 avevamo affrontato una crisi finanziaria, che si era propagata all’economia italiana, qui siamo di fronte a qualcosa di molto più radicale, una crisi che investe tutti i settori. Forse alcune filiere non si riprenderanno mai o non torneranno più come prima”.
Le profezie “grilline” potrebbero dunque avverarsi in tempi molto rapidi: “Abbiamo sempre detto che circa il 50% dei posti di lavoro negli anni sarebbe scomparso per l’automazione e i cambiamenti tecnologici. Quei cambiamenti adesso sono avvenuti non in anni, ma in un solo mese. Con un colpo di tosse”. A Grillo risponde il leader di Italia Viva Matteo Renzi: “Il disegno di Beppe è decrescita felice e reddito di cittadinanza, il mio crescita e lavoro”.
Non mi sembra uno scontro fra titani del pensiero politico. Mentre Grillo postula una politica di stampo sabbatico, Renzi si arrocca in difesa del riformismo classico. Il primo fa la parte del più lapalissiano dei Lenin, del comunista massimalista di ennesimo pelo, il secondo interpreta il ruolo turatiano a circa cent’anni di distanza. Se il coronavirus serve a rimbalzare sugli schemi del passato, è finita. Innanzitutto è necessaria una pausa di riflessione: l’azione politica deve essere volta a salvare il salvabile in vite umane e in strutture economiche. Poi sarà il tempo della elaborazione dei nuovi modelli post-coronavirus.
Grillo, come sempre, le spara grosse, fa concorrenza al papa, si candida a gestire il nuovo che dovrà venire, sta riciclando il suo movimento, che sembra spento e sfilacciato. Non si può essere in disaccordo con lui, perché fa la scoperta dell’acqua calda del cambiamento radicale. Dal bar del vaffa è passato al bartaliano “tutto sbagliato, tutto da rifare”, con la differenza che Bartali sapeva prendere la bicicletta e salvare migliaia di persone: Grillo al massimo prenderà la sua bella automobile per salvare un po’ di voti.
Matteo Renzi, altro comunicatore di razza, non può starsene zitto, non resiste alla tentazione e fa la sua generica boutade, che vuol dire tutto e niente. Forse varrebbe la pena che il presidente della Repubblica, oltre che mandare pressanti e sacrosanti inviti all’unità e alla collaborazione, oltre che preparare sotto-traccia nuovi scenari governativi indispensabili come il pane, chiedesse un po’ di religioso silenzio ai chiacchieroni ed ai cialtroni di cui siamo pieni zeppi. Il più bel tacer non fu mai scritto. Speravo che lo avesse scritto il coronavirus, ma mi sono sbagliato.