Al vescovo di Bergamo, la diocesi più colpita dal coronavirus, monsignor Francesco Beschi, è stata posta la domanda sui bisogni delle persone in conseguenza della drammatica situazione in cui sono inserite. In modo laicamente cristiano e cristianamente laico ha sintetizzato la sua analisi nel bisogno di “ossigeno”. Ossigeno in senso fisiologico per i polmoni dei malati curati all’ospedale o in casa; ossigeno nella vita civile, nelle relazioni umane e sociali, nell’economia; ossigeno per l’anima, per i sentimenti interiori e per poter sperare nonostante tutto. Anche uno dei suoi interlocutori, nel dibattito a “otto e mezzo” sull’emittente privata la Sette, Beppe Severgnini, autorevole e brillante giornalista lombardo, la regione clamorosamente e disgraziatamente colpita dal virus, ha parlato di più empatia e meno numeri, di più fiducia e meno bollettini di guerra, di più coraggio e meno rassegnazione.
Sono perfettamente d’accordo su questi bisogni da declinare a livello personale, comunitario, sociale e politico. In questa fase dobbiamo respirare nel corpo (curando al meglio i malati e organizzando al meglio le difese a livello immunitario e sociale) e nell’anima (aprendo i cuori alla solidarietà, alla condivisione, ai migliori sentimenti, alla speranza e costruzione del futuro).
Quando saremo fuori, in tutto o in parte, dall’emergenza, di cosa avremo bisogno? Provo anch’io a sintetizzare con una parola: avremo bisogno di “diete”. Alcune saranno purtroppo imposte in senso proprio dalla miseria e dalla fame che si scateneranno. Altre dovranno essere scelte in senso figurato, ma ugualmente scomodo ed incisivo. Ne elenco di seguito alcune.
Dieta da parte dei pochi che detengono la stragrande maggioranza dei beni, che dovrebbero metterli a disposizione dei molti che soffrono e soffriranno ancor di più; dieta da parte di coloro che puntano al lusso sfrenato e al consumismo spietato, non per chiudere tutti in un’economia di prima necessità, ma per puntare sui bisogni che fanno crescere anche culturalmente e socialmente la comunità: la salvaguardia del territorio, la difesa ambientale, l’ecologia, l’equilibrio degli ecosistemi, la valorizzazione del patrimonio naturalistico ed artistico, l’istruzione permanente, la ricerca scientifica, il miglioramento del sistema socio- sanitario ed assistenziale; dieta di chi lavora nel campo dello spettacolo per abbattere cachet favolosi, che gridano vendetta al cospetto di Dio e degli uomini, abbandonando criteri meramente economicistici e di mercato; dieta nel mondo dello sport con la moralizzazione dei compensi a chi opera in esso, con la potatura e la razionalizzazione delle strutture, degli eventi sportivi e di tutto ciò che vi ruota intorno; dieta nel mondo dell’informazione e dei media, e Dio sa quanto ce ne sia bisogno, non per coartare le libertà di stampa e di conoscenza, ma per sgrossare il circo mediatico fine a se stesso; dieta nel mondo della politica e delle istituzioni, non per impoverire la democrazia, ma per valorizzarla e renderla funzionante e funzionale ai bisogni della gente; dieta nel mondo della Chiesa e delle religioni, per applicare finalmente criteri di equità, giustizia e solidarietà a cominciare da chi predica e crede in questi principi.
Si potrebbe continuare, ma non è il caso di parlare troppo di corda in casa dell’impiccato, anche se la corda non serve ad impiccare nessuno, ma dovrebbe servire a legare i sacchi e a far star meglio tutti. Si dovranno spendere ed investire enormi risorse pubbliche e private, ma i soldi, senza diete rigoristiche e monetaristiche e con tabelle nutrizionali sviluppiste, non andranno buttati a vanvera e finalizzati non tanto a ricostituire meramente quanto vi era in precedenza, bensì a rifare un modello di società, che superi la pura acquiescenza al liberismo economico, all’economia di mercato, alle privatizzazioni tout court, alla mentalità efficientistica, arrivistica e competitiva a tutti i costi. Le diete alimentari dovrebbero servire a stare meglio, anche se inizialmente fanno soffrire per i sacrifici che impongono. Parlare di sacrifici in un momento in cui siamo tutti sacrificati al massimo, sembra un paradosso, eppure…