Credo che la luna di miele della gente col governo stia per finire. I segnali che capto dalla “mia prigione” vanno in tal senso. Provvedimenti adottati col contagocce, moduli a go-go, stanziamenti grossi in assoluto ma piccoli in relazione alla problematica da affrontare, tempi troppo lunghi, mascherine che stanno diventando una macabra telenovela, certo qual scollamento tra le esigenze pubbliche della periferia e le risposte che (non) arrivano dal centro, confusione crescente dovuta a incertezze che sono peggio delle brutte certezze, insofferenza montante verso un quadro normativo di cui non si riesce a trovare il filo.
La situazione non è difficile, è difficilissima al limite dell’impossibile, ma proprio per questo occorre essere concreti e precisi. Si ha invece la sensazione che anziché affrontare i problemi si stia rincorrendoli. Siamo partiti dallo stucchevole presupposto del “prima le persone rispetto ai problemi economici”: va bene, anche se le persone sono toccate dalla malattia ma anche dalle serie prospettive di “miseria”. Ora è stato introdotto un altro criterio di priorità: prima il rilancio dell’economia rispetto ai parametri di bilancio. Su questo discorso Mario Draghi ha dato autorevolmente un inequivocabile “la”: non è poco!
Tutta la vicenda ha però l’imprescindibile esigenza di adottare tempi strettissimi per le decisioni e per la loro esecuzione: non perdono tempo i medici e gli infermieri negli ospedali, non possono perdere tempo i detentori dei pubblici poteri in materia socio-sanitaria ed economico-finanziaria. Devo ammettere che su questo piano il leader leghista Matteo Salvini (che peraltro farebbe molto bene a pensare ai suoi svarioni culturali, ai suoi strafalcioni etici, ai suoi atti e gesti inqualificabili, ai suoi miserevoli calcoli politici) non ha torto quando critica il passo lento e felpato del governo. Occorre darsi una mossa, prima che sia troppo tardi. Devono circolare quattrini e non moduli. Il capo della polizia può dire quel che vuole, ma sfornare in pochi giorni quattro diversi moduli, per accompagnare e giustificare le uscite indispensabili da casa, è una colossale “presa per il culo” (chiedo scusa ma la realtà è questa!). A forza di stampare moduli e cestinarli ho ormai esaurito la cartuccia dell’inchiostro e come faccio a uscire per andarne a comprarne una nuova?
Sinceramente non vedo quel fervore d’iniziativa e di presenza sul pezzo che mi sarei aspettato: speriamo che il Presidente della Repubblica non sia costretto ad entrare a gamba tesa, così come fece Sandro Pertini in occasione dei colpevoli ritardi nei soccorsi per il terremoto dell’Irpinia del 1980. Capisco lo smarrimento iniziale, capisco le titubanze nell’adottare provvedimenti drastici e dolorosi, comprendo gli errori di fronte ad una situazione completamente nuova e drammatica. Adesso però basta! Gambe in spalla e pedalare! Paradossalmente è meglio sbagliare per eccesso di zelo che traccheggiare per evitare errori. E poi basta con gli annunci, le interviste, le preoccupazioni comunicative: parola d’ordine è fare. Lasciamo stare la solita latitanza europea, ma anche la macchina del nostro Stato, dopo un’iniziale impressione di relativa prontezza, sta segnando il passo e ha bisogno di una forte scossa. Anche perché la risposta della popolazione è positiva, così come quella di chi opera in prima linea. Se da una parte vedo amministratori regionali e locali interventisti al limite dell’impazienza e a costo di creare confusione, dall’altra parte vedo ministri e ministeriali un po’ troppo rilassati, che fanno le punte ai lapis (spero di sbagliarmi e chiedo scusa, ma l’ansia è tanta…).
Animo, perché qui andiamo tutti a fondo. Se qualcuno non se la sente, è stanco, non ha le idee chiare, si faccia da parte: non lo biasimerei. Se uno ha il coraggio di rimanere in pista deve correre all’impazzata, perché ciononostante rischia sempre di essere in ritardo. Si dice che la politica ha i suoi tempi: nossignori, non c’è tempo! Non ho mai avuto un debole per i decisionisti e per i “fasotutomi”. Stavolta però pensare e fare vanno di pari passo. Non vedo, al momento e purtroppo, cervelli e personalità (a meno che…) capaci di dare direttive esaurienti ed imprimere un movimento dinamico di carattere propulsivo, come il razzo vettore che imprime una forte velocità al satellite. Non servono bacchette magiche, anche perché nessuno le ha, ma non serve nemmeno aspettare un momentino, come diceva un mio collega che metteva le pratiche nel cassetto.