Le carte truccate dell’Europa disunita

Mentre a livello nazionale l’emergenza coronavirus sta comportando una importante anche se relativa catena di solidarietà, a livello europeo stanno emergendo le solite differenze e divergenze tra i diversi Paesi. Nel raffronto tra le cifre dell’epidemia si riscontrano degli sbalzi tali da insospettire: l’incidenza del numero dei decessi su quello dei contagiati vede percentuali molto distanti, tali da far pensare che in questa macabra contabilità in Italia si usi un criterio molto più corretto rispetto alle altre nazioni. Nel nostro Paese infatti vengono fatte risalire al coronavirus anche le morti intervenute su soggetti afflitti da altre croniche e gravi patologie; negli altri Stati probabilmente non è così e il coronavirus viene considerato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Anche sul numero dei contagiati insorgono non poche perplessità: già questa quota non tiene conto degli asintomatici, ma soprattutto tiene conto solo dei casi accertati, quindi, se si effettuano meno tamponi e quindi meno controlli, come sembra stia avvenendo negli altri Paesi europei, è ovvio che risulti inferiore la triste quote delle persone colpite dal virus.

Di conseguenza le politiche governative adottate nel resto d’Europa risultano assai più blande e morbide rispetto a quelle adottate in Italia. È pur vero che da noi si è arrivati solo gradualmente a misure rigide, ma la situazione non è mai stata presa sotto gamba. Si poteva intervenire ancor più sbrigativamente, ma nelle prime fasi dell’epidemia, si era condizionati dal rischio di danneggiare fortemente l’andamento economico e quindi si è cercato un difficile equilibrio tra la difesa della salute e la difesa del posto di lavoro. Strada facendo si è capito che bisognava dare priorità assoluta alla guerra contro il contagio a prescindere dagli effetti devastanti sull’economia: prima arginare l’alluvione e poi fare i conti con i danni arrecati.

In secondo luogo emettere immediatamente provvedimenti duri avrebbe creato delle reazioni altrettanto dure al limite della insofferenza nei cittadini, abituati ad un regime di vita libero ed autonomo: non siamo in Cina, dove il regime si può permettere linee di azione cogenti e riesce a mettere in atto meccanismi “persuasivi” molto efficaci. Quindi è stata scelta ed è tuttora in vigore una linea gradualista sempre più rigida e coinvolgente.

Sentivo nei dibattiti, peraltro non sempre utili e seri, che in Francia la cittadinanza sarebbe addirittura ben più allarmata delle pubbliche autorità ed avrebbe spontaneamente adottato comportamenti improntati a grande cautela e rigore. Questo probabilmente sta succedendo anche negli altri Paesi europei: non si capisce se si vogliano evitare allarmismi, preoccupazione ormai purtroppo superata dagli eventi, se si intenda assurdamente fare i primi della classe anche in questa materia o se si desideri difendere un’immagine a scapito della sostanza dell’enorme problema.

L’Unione europea, che mai come in questo caso dovrebbe funzionare da stanza di compensazione e da meccanismo di collaborazione, sta facendo cilecca, non solo e non tanto per le incaute uscite della sua più alta autorità monetaria, ma per la solita sfilacciata e finta concordia: non si vede una netta presa di posizione delle istituzioni europee seguita da gesti ed atti concreti a sostegno di una politica comune contro la pandemia. Si fa, sì e no, il minimo indispensabile, attenti a non disturbare e a non urtare la suscettibilità di nessuno, mentre occorrerebbe rimboccarsi le maniche in tutti i sensi, mandando finalmente in soffitta il rigorismo per aprire una fase nuova di difesa comune e di ripresa solidale.

In Italia, manco a farlo apposta, stanno riprendendo fiato l’antieuropeismo e l’euroscetticismo: forse qualcuno non aspettava altro che di fare il grillo parlante nei confronti dell’Europa unita. Ripiegare sul sovranismo sarebbe oltremodo delinquenziale in questa situazione gravissima e difficilissima. Anche la sfida del coronavirus non si vince da soli: mettiamo tutti le carte in tavola e giochiamo pulito. Questa è l’unica strada plausibile, possibile e utile.