Così bravi, così…

Quando facevo parte della Commissione teatrale del Regio di Parma, a volte mi scoraggiavo di fronte agli esperti, che criticavano il nostro operare vantando titoli accademici e preparazione culturale tali da farmi vergognare e sentire un usurpatore di un ruolo che sarebbe spettato a loro. Mi consolava un collega, assai più convinto e battagliero di me, che mi rassicurava: non preoccuparti, ascoltiamoli, ma poi andiamo avanti per la nostra strada; se fossero loro al nostro posto, con la smania perfezionista che si ritrovano e la radicalità del pensiero che hanno, probabilmente il sipario non si alzerebbe mai, perché loro continuerebbero a discutere su scelte che non avrebbero mai il coraggio di compiere. Non aveva tutti i torti.

Ha perfettamente ragione il presidente Mattarella a consigliare di affidarci alla scienza, ad avere fiducia in essa, ma quando si arriva al dunque…Dopo aver ascoltato gli agognati e seri pistolotti di Giuseppe Conte e Sergio Mattarella mi ero rassegnatamente e responsabilmente calmato di fronte alla valanga di notizie sempre più allarmanti sul coronavirus. Senonché poi arrivano i nostri, scienziati ed esperti, a rimettere in discussione tutto, a scontrarsi su tutto, ad esprimere pareri contrastanti. Sta succedendo sulla chiusura delle scuole: la gaffe del tira e molla sulla decisione adottata dal governo sarà stata indubbiamente una conseguenza delle titubanze ministeriali, ma anche di quelle scientifiche.

Una cooperativa sociale aveva un serio problema amministrativo da risolvere: fui invitato alla riunione e diedi un consiglio dettato più dal buon senso e dall’esperienza che dal rigoroso rispetto della teoria. Il consiglio di amministrazione era composto da fior di professionisti, avvocati, notai, commercialisti, che si sbizzarrirono a prospettare soluzioni tanto sofisticate quanto inagibili. Il presidente, uomo impegnato in prima linea, tra lo spazientito e il realistico, mise fine alla discussione, sposando in toto la mia proposta, che era stata massacrata dagli esperti, ma alla fine si rivelava quella più concreta e attuabile. Al di là della legittima soddisfazione personale, mi sembra che l’episodio abbia un significato: va benissimo la scienza, ma poi bisogna vivere, convivere e affrontare la cruda realtà.

Tutte le critiche possibili e immaginabili si possono rivolgere all’attuale consiglio dei ministri al quale riconosco tuttavia grande impegno e dedizione indiscutibile. Proviamo a immaginare se al posto della compagine ministeriale ci fosse il gruppo dei «magnifici otto», che comprende scienziati e tecnici di primo livello: a partire da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, Agostino Miozzo, braccio destro di Borrelli alla Protezione civile, Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, Claudio D’Amario, direttore della prevenzione al ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, direttore generale dello stesso dicastero. Per arrivare a Mauro Dionisio, direttore della sanità marittima e di frontiera, Francesco Maraglino, direttore della prevenzione alla Salute e Alberto Zoli, a capo dei servizi di emergenza lombardi. Metterebbero a confronto le loro opinioni, ma non ci salterebbero mai fuori. A ciascuno il suo mestiere. Che mi infastidisce è però il tono da salvatori della patria che questi signori assumono: brancolano nel buio tanto come noi e quindi stiano un tantino più controllati, moderati e magari a volte anche zitti, soprattutto a livello mediatico. A quanto pare il primadonnismo non è monopolio dei politici.

Dopo aver letto i pareri discordanti degli esperti sull’efficacia e la durata della chiusura delle scuole, ho perdonato tanti errori ed omissioni ai nostri governanti. Sono tornato sui discorsi di Conte e Mattarella per ritrovare un minimo di serenità. Ho sentito però dentro di me una vocina, che mi sussurrava: “È la scienza, stupido!”. Chiedo scusa e mi ritiro in buon ordine.