Grillourlanti senza voce

Si sono svolte a Roma, pur nel clima a dir poco influenzato dai timori del coronavirus e dal blocco del traffico, le elezioni suppletive per scegliere il sostituto in Parlamento di Paolo Gentiloni, nominato commissario europeo. Alle urne è andato il 17,66% degli aventi diritto al voto, ovvero 32.880 persone su 186.234. Ha stravinto Gualtieri, ministro dell’Economia del governo Conte, supportato dal centrosinistra unito, che ha incassato il 62,2% dei consensi. Maurizio Leo, sostenuto dal centrodestra ha raccolto il 26% dei voti, mentre il M5S che si è presentato con Rossella Rendina ha ottenuto poco più del 4%.

La limitatissima portata quantitativa del test ed il suo condizionamento da fattori esterni alla politica non danno un grande significato ai risultati. Tuttavia qualche segnale si può cogliere anche in coerenza con l’esito delle recenti suppletive di Napoli. Il residuale e frastagliato popolo di sinistra si sta ricompattando e sta ritrovando un certo filo conduttore a livello ideale, sociale e politico: nonostante tutto la sinistra rimane un punto di riferimento irrinunciabile. L’elettorato di destra, dopo la brutta scottatura emiliana, preferisce stare sotto l’ombrellone, fare melina in attesa della stagione migliore e definitiva. I pentastellati non sono più in movimento, si sono fermati a guardarsi l’ombelico non osando scendere al di sotto per vergogna e non avendo la forza propulsiva per salire verso il cuore ed il cervello della gente: si stanno sciogliendo come neve al sole; sono spuntati a suo tempo come funghi e, passato quel tempo favorevole, i funghi si sono rivelati poco commestibili. E pensare che a Roma stanno (male) amministrando il comune.

I commenti non si sprecano, la politica è in tutt’altre pericolose faccende affaccendata, anche se mantiene ancor più la sua importanza vitale. I successi della sinistra, ad urne quasi vuote, da una parte non devono illudere i suoi esponenti considerata la bassa affluenza alle urne, dall’altra però stanno a dimostrare che le restanti forze politiche pescano in un elettorato assai superficiale e distratto al limite del qualunquismo, un elettorato in balia degli eventi e delle sensazioni momentanee. La politica italiana è molto fluida ma poco consistente. Non mi rallegro affatto del declino pentastellato e non mi iscrivo alla categoria dei grilloparlanti contro i grillourlanti: abbiamo malamente sprecato una possibilità di rinnovamento e non c’è niente da ridere. Dove finiranno i voti regalati frettolosamente al M5S? Temo restino in balia delle onde alla disperata ricerca di una scialuppa di salvataggio, disposti a salire sulla prima che si renda disponibile. Queste scialuppe vengono storicamente approntate dalla destra, capace di corrispondere alle paure ed alle frustrazioni della gente.

Beppe Grillo se ne è reso conto: si sta aggrappando alla tanto bistrattata sinistra rappresentata dal partito democratico, in attesa che si calmi la tempesta per poter riprendere ad urlare. Temo sarà troppo tardi e si dovrà accontentare di salvare politicamente la pelle e la faccia sulla barca democratica. Tanto andò il grillo all’urlo che ci lasciò la voce.