Il buco politico dello sbilancio UE

Niente accordo sul bilancio: alla prima vera prova dopo la Brexit, l’Unione Europea si spacca e non riesce a trovare un accordo su come finanziare le sue politiche per il periodo 2021-2027, dal Green Deal al Digitale e Difesa. “Le scorse settimane e gli ultimi giorni abbiamo lavorato duramente per cercare di trovare un accordo. Sfortunatamente oggi abbiamo osservato che era impossibile”, ha constatato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo una maratona di incontri di 36 ore. “Abbiamo bisogno di più tempo”, ha riconosciuto Michel, che ora dovrà presentare una nuova proposta e, con ogni probabilità, convocare un altro Vertice nelle prossime settimane o mesi.

I due grandi temi di scontro sono stati il tetto al bilancio e gli sconti (i cosiddetti “rebates”) per gli Stati membri più ricchi. Olanda, Austria, Danimarca e Svezia non volevano superare l’1% del Pil e, con la Germania, chiedevano sconti consistenti. Dall’altra parte, i paesi del gruppo “Amici della coesione” (che si è ribattezzato “Gli Ambiziosi), di cui fa parte anche l’Italia, hanno rifiutato di scendere sotto il compromesso proposto da Michel: 1,074% del Pil pari a 1.094 miliardi di euro in sette anni.

Michel ha cercato di ammorbidire i 4 paesi “frugali” con un consistente “rebate”: 6 miliardi l’anno. Ma i paesi del Sud e dell’Est si sono rifiutati di finanziare uno sconto per gli Stati membri più ricchi. Quando la Commissione ha messo sul tavolo un documento tecnico per cercare di sbloccare lo stallo, tenendo conto delle esigenze poste da tutti, Michel ha convocato i leader nella sala plenaria. Ma la riunione è durata pochi minuti. Nessun accordo e molte rivendicazioni.

Ho ripreso alcuni passaggi del resoconto impietoso fatto dall’Agi per aggiungere alcune brevi considerazioni. La prima riguarda l’immagine di una gabbia di matti offerta su un piatto d’argento ai fautori della Brexit, i quali avranno buon gioco populistico nel giustificare la loro fuga dall’Unione europea. Ma questo è il meno.

Il problema di fondo è l’assetto istituzionale della Ue che non consente di prendere decisioni, se non con maratone infinite e inconcludenti, puntando sempre al compromesso più basso. La Ue, in buona sostanza, non esiste, esistono 27 stati membri di un corpo in perpetua agonia. Gli antieuropeisti e gli euroscettici hanno buon gioco nel prendere le distanze.

I nodi paralizzanti sono sempre gli stessi: l’egoismo dei Paesi ricchi, il velleitarismo dei Paesi poveri, l’equivoco dei Paesi dell’Est. Non esiste un concetto di solidarietà, tutto è lasciato alle prove di forza, tutti hanno la memoria corta, tutti pensano di dare, in un modo o nell’altro, più di quanto ricevono. Se non si esce da queste reciproche diffidenze, l’Unione europea rimarrà purtroppo un bellissimo sogno nel cassetto.

Siccome le idee camminano sulle gambe degli uomini e delle donne, l’Europa unita è stata ideata e sognata nel manifesto di Ventotene, che fu scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, gli ultimi due collaborarono alla sua redazione e diffusione, tra il 1941 e il 1944, al confino, da antifascisti che combatterono il fascismo, guardando avanti. Si direbbe un antifascismo profondo, di lungo e largo respiro.

Poi venne la fase fondativa di Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Jean Monnet e Konrad Adenauer, gente che ci credeva veramente. Oggi mancano questi cuori e questi cervelli: quando vedo gli attuali capi di governo e massimi dirigenti comunitari girare a vuoto nelle sale e nei corridoi di Bruxelles, scambiarsi finti baci e abbracci, sedersi intorno agli immensi tavoli della discordia, ricominciare sempre tutto daccapo, non trovare mai il vero bandolo della matassa, pensare e parlare guardando solo agli interessi nazionali, mi prende una grande malinconia. L’Europa unita è una strada obbligata e nessuno si decide a intraprenderla coraggiosamente. Forse il vero problema politico è questo, senza affrontare e risolvere il quale, le altre questioni, che ci sembrano importanti e a cui dedichiamo troppa attenzione, diventano risse da cortile.