Il penoso valzer del nazionalismo

La Brexit è compiuta, almeno a livello istituzionale. Staremo a vedere la sua concretizzazione e ne valuteremo le conseguenze. Per ora mi basta e avanza osservare in lontananza le reazioni.

Il 29 gennaio 2020 la Brexit, ha avuto via libera del Parlamento Ue: gli eurodeputati cantano commossi la canzone della fratellanza. Gli eurodeputati si sono alzati in piedi per cantare il Valzer delle candele (“Auld Lang Syne”), la tradizionale canzone scozzese che viene cantata nella notte di capodanno per dare addio al vecchio anno e in occasione dei congedi, delle separazioni e degli addii. “Auld Lang Syne” è considerata la canzone della fratellanza. Il testo è un invito a ricordare con gratitudine i vecchi amici e il tempo passato insieme. In Francia è conosciuta con il titolo “Ce n’est qu’un au revoir”. Quindi c’era tanta tristezza negli europarlamentari britannici, non in tutti però.

Infatti Nigel Farage si è presentato al Parlamento Europeo con dei calzini con la Union Jack, la bandiera del Regno Unito. L’europarlamentare euroscettico, fautore della Brexit e fondatore del Brexit Party, ha mostrato orgogliosamente i calzini agli altri deputati: “Voglio che la Brexit porti a un dibattito in tutta l’Europa. Noi adoriamo l’Europa, ma odiamo l’Unione europea, spero che questo sia inizia della fine di questo progetto che non funziona ed è antidemocratico” sostiene Farage, prima di sventolare delle bandierine del Regno Unito insieme agli altri deputati, come bambini a una festa di compleanno.

Nigel Farage, da europarlamentare, ha voluto parlare chiaro anche nel suo ultimo giorno a Strasburgo. Ha affermato nuovamente la sua contrarietà all’Unione europea augurandosi un veloce smantellamento del sistema di Bruxelles e ha chiesto ad altre nazioni di seguire il Regno Unito nella missione di colpire l’Unione europea. Toni duri che hanno contraddistinti da sempre la sua campagna e che contrastano con il dolore di quei deputati britannici che invece hanno da sempre sostenuto il Remain.

Mentre il premier Boris Johnson ostenta goffamente soddisfazione, la gente ha prevalentemente reagito all’inglese, soffocando le emozioni sotto una coltre di impassibilità. Così la maggior parte dei britannici sta affrontando il momento storico in cui il paese scivolerà via dall’Unione europea. In Parliament Square e nelle altre piazze del paese si riuniranno i più appassionati: chi festeggia da una parte e chi ci tiene a far sentire la propria voce dissenziente per un’ultima volta, prima che il sipario sui quarantasette anni comunitari di Londra cali.

Che strano Paese! Ha fatto, nel bene e nel male, la storia del mondo. Di questi tempi si è arrogata addirittura il diritto di mettere indietro le lancette dell’orologio. Sono ultrasicuro che la storia gli darà torto marcio: non si può andare avanti nella divisione, il progresso richiede unità e collaborazione. Mettiamocelo bene in testa. Con l’orgoglio e l’egoismo nazionalista non si va da nessuna parte, anzi si va in malora. Evviva l’Europa Unita, evviva l’Unione Europea! Meglio uniti con parecchi difetti che separati con l’illusione di essere perfetti… Speriamo che almeno chi ha cantato il valzer delle candele abbia il coraggio di tenerle accese e chissà che in prospettiva, a lume di candela, si possa celebrare una cena di riconciliazione. Speriamo. La storia a volte impone delle veloci virate. Basta poco per cambiarne il corso. Auguriamoci che i ripensamenti non avvengano a furore di coronavirus.