Neofascismo: indizi gravi, precisi e concordanti

Ogni giorno ha la sua pena: mi riferisco agli ormai quotidiani episodi di risorgente razzismo, antisemitismo, filo-nazifascismo, negazionismo e cieco revisionismo. Sono ormai sotto gli occhi di tutti e quindi è inutile richiamarli (si rischia oltre tutto di fare involontariamente una macabra pubblicità), ma è necessario invece valutarli in tutta la loro gravità.

Sono perfettamente d’accordo col professor Massimo Cacciari, che individua la causa principale e il leitmotiv di questo autentico stillicidio nell’ignoranza totale della storia recente: gente che scrive sui muri e agisce con violenza in preda ad un fanatismo completamente avulso dalla storia e quindi schiavo degli impulsi irrazionali dell’anti-storia.

Una seconda riflessione di Massimo Cacciari riguarda l’invito a sentirsi tutti in colpa per quanto avvenuto nella storia del nazifascismo, per le complicità, i silenzi omertosi, le rimozioni facili, i pressapochismi culturali, gli errori e le omissioni di ieri e di oggi. Un esame di coscienza che deve riguardare non solo la politica, ma anche il mondo della cultura, dell’istruzione, della formazione, dei rapporti con le giovani generazioni.

Aggiungo che a livello mondiale e nazionale si sta creando il brodo di coltura in cui trovano alimento questi gesti estremi frutto di un clima di individualismo, egoismo, odio che sta caratterizzando il nostro tempo: c’è chi semina vento e quindi non ci si può stupire della raccolta della zizzania.  A tale riguardo mi sembra emblematico e significativo l’episodio di un consigliere comunale leghista che si è dichiarato contrario all’intitolazione di un ponte a Sandro Pertini. Si può essere contrari a tutto, ma con motivazioni serie. Nel caso in questione invece il rifiuto è stato argomentato in modo che rivela ignoranza abbinata a cattiveria: «Elogiò Stalin, concesse la grazia al partigiano Toffanin, che uccise molte persone e lui stesso, capo partigiano, ammazzò una marea di persone considerate accusate di essere fasciste o collaborazioniste con i fascisti (una sorta di caccia alle streghe). Lo stesso Sandro Pertini che annunciò di essere “un brigatista rosso”. Ci vuole coraggio a fare una richiesta simile. Se gli verrà dedicato un ponte chiederò di dedicare una via alle stragi partigiane, o alle vittime dei partigiani e delle brigate rosse».

Vista la reazione al suo delirante post, il leghista lo ha cancellato e ne ha pubblicato uno di scuse: «Spero di mettere fine a ciò che si è sviluppato sui social in questi giorni, tra miei possibili errori, auguri di morte ed offese. Per quanto si possa rimediare visto che il sasso è lanciato. Chiedo SCUSA se qualcuno pensa io possa aver offeso la memoria di Sandro Pertini e ribadisco, probabilmente non avrei dovuto fare quel post. Chiedo SCUSA per aver sbagliato. Avevo cercato di rimediare subito, rimuovendo il post dopo 20 minuti ma era già stato fatto uno screen e quindi non ho potuto più rimediare. Quando si fa un errore l’importante è rendersene conto ed andare avanti, se ho sbagliato me ne assumo le responsabilità e fine del discorso. Tutti sbagliano nella vita, a 21 anni forse è ancora più facile sbagliare e penso anche che esistano errori molto più gravi. Comunque, non cerco giustificazioni, sono una persona seria e non sono uno scemo, per questo mi assumo le mie responsabilità».

Non bastano frettolose scuse come non basta bollare di stravagante imbecillità gli atti che scherzano coi fantasmi del passato, ma bisogna prendere sul serio l’insorgenza di certi fenomeni per combatterli fin dall’inizio e stroncarli alla radice, nella loro miseria umana, politica e culturale. Esistono indizi gravi, precisi e concordanti che denotano una risorgente e insistente opzione, soprattutto giovanile ma non solo, verso una mentalità razzista, sostanzialmente nazifascista, violenta, aggressiva. Facciamo tutti qualcosa di concreto per arginare una simile deriva.

Apprezzabile in tal senso il cartello “Juden Hier. Qui abita un ebreo, Gesù”, affisso all’esterno della parrocchia «San Giacomo» di La Loggia, nel Torinese, dal parroco, Don Ruggero Marini. Un gesto per smuovere le coscienze e far riflettere sul ritorno sempre più frequente dei gesti di antisemitismo, dopo la scritta antisemita sul muro di casa di una donna ebrea torinese. «Ne avevo affisso uno ieri – spiega il parroco -, ma poi qualcuno l’ha strappato. E così l’ho rimesso. Dobbiamo tutti fermarci e capire cosa sta succedendo e avere coscienza della gravità di certi gesti». E ha aggiunto: «Sono stato allievo a Mondovì di Lidia Rolfi, scrittrice e partigiana deportata a Ravensbruck. Mi ha insegnato l’importanza della Memoria. E in questi giorni bisogna testimoniare e fare riflettere perché il ‘non accada mai più’ sia una presa di coscienza forte e luminosa».