I 5+5 di Angela Merkel

Negli anni cinquanta del secolo scorso esisteva un celebre gruppo musicale, i 4+4 di Nora Orlandi, che faceva un ritmico accompagnamento vocale alle canzoni: erano simpatici e bravi nelle loro semplici esibizioni agli spettacoli principali di musica leggera. Non erano interpreti principali, ma costituivano un coretto fisso che dava un certo tono alle canzoni.

A distanza di tanto tempo, me ne sono ricordato in concomitanza con la probabile nascita di un ben altro coretto, i 5+5 della commissione militare libica, previsto dalla conferenza di Berlino, tenutasi per cercare faticosamente uno sbocco diplomatico alla gravissima e delicatissima situazione della Libia. Finalmente l’Europa ha battuto un colpo e, soprattutto per merito di Angela Merkel, sembra aver ottenuto qualche risultato. Non riesco ad andare oltre rispetto ad alcune considerazione (quasi) da bar sport: ho anch’io il diritto di entrare e dire la mia in questo affollato punto d’incontro del qualunquismo politico? Me lo prendo.

Quando ho sentito parlare di un accordo in cinquantacinque punti, un brivido mi è corso lungo la schiena e a stento ho trattenuto una sardonica risata. “Ci possiamo ritenere soddisfatti – è stata invece la dichiarazione di Giuseppe Conte – perché comunque abbiamo compiuto passi avanti, 55 punti condivisi, che includono il cessate il fuoco, l’embargo sull’arrivo di nuove armi ed un percorso politico-istituzionale ben definito. È stato nominato anche il comitato militare congiunto che veglierà, monitorerà che la tregua sia rispettata, abbiamo dei passi avanti significativi”.

I due litiganti libici non hanno voluto incontrarsi né sedersi congiuntamente a tavoli plurilaterali ed hanno costretto addirittura la playmaker Angela Merkel a fare separatamente la spola come portavoce nei loro confronti. Se si potesse, andrebbero mandati al diavolo, ma meglio stare calmi e trattare fino allo sfinimento.

La palla passa ora all’Onu che dovrebbe gestire questo accordo: l’importante è che chi soffia sul fuoco la smetta. Non sarà facile chiudere il becco a Putin ed Erdogan, ma soprattutto non sarà facile riportare ad un minimo di unità una realtà divisa in tante tribù l’una contro l’altra armate.

Il premier francese Macron ha fatto il divo, ha distribuito baci e abbracci, mentre avrebbe dovuto spargersi il capo di cenere in nome e per conto del suo infausto predecessore Nicolas Sarcozy, fautore di una guerra al buio contro il regime di Gheddafi, col quale peraltro sembra avesse mantenuto opachi rapporti di carattere finanziario.

Come al solito non si capisce dove voglia parare Donal Trump che si è ben guardato dal partecipare direttamente e si è limitato ad inviare il suo segretario di Stato, il quale dà l’impressione di contare come il due di coppe e di limitarsi a fare il ventriloquo del suo capo.

Il governo italiano, pur essendo fortemente coinvolto e interessato alle questioni libiche, ha giustamente tenuto un profilo piuttosto basso: dire e fare cazzate in questi frangenti non è difficile e quindi è meglio usare molta prudenza e limitarsi ad atteggiamenti disponibili a facilitare le trattative faticosamente avviate.

Purtroppo quasi tutti i protagonisti hanno la cosiddetta “pataglia sporca”, operano in base a interessi innominabili, o meglio affari che si chiamano soprattutto petrolio, ed hanno trovato nella Libia un terreno adatto alle loro esercitazioni di realpolitik. Non ho sinceramente capito cosa dovrebbe fare quel fantomatico comitato militare paritetico dei 5 + 5. Staremo a vedere e speriamo che la Libia non diventi il focolaio permanente di guerra, una sorta di sfogatoio bellico per scolmare la pentola in perenne ebollizione. Volenti o nolenti l’Europa, o per meglio dire i governi europei, potrebbe giocare un ruolo pacificatore. Lo capiranno i due contendenti? Uno appare come un leader di cartapesta, l’altro come un mini-guerrafondaio prestato alla politica: sono sul ring. Tutti gridano ipocritamente “fuori i secondi”. Angela Merkel ha avuto il coraggio di chiedere un breve rinvio del match. Sarà il suo canto del cigno? Chissà, vedremo e speriamo bene.