Donne: se con Salvini si piange, col papa non si può sorridere

“Anca i mat i g’an il so virtù”, così si dice a significare come anche le persone più strambe, in mezzo alle tante parole folli, ogni tanto ne imbrocchino qualcuna. Il leader della Lega Matteo Salvini, in un passaggio dell’intervista pubblicata da ‘La Stampa’, nega di aver cercato la polemica con Papa Francesco, in special modo sulla questione dei migranti. Proprio di recente il Papa ha sottolineato l’importanza e la centralità della figura femminile all’interno della società. “Perfetto, giustissimo – dice il leader della Lega – ma voglio ricordare che il rispetto della donna è incompatibile con un certo tipo di Islam: non si possono spalancare le porte agli immigrati di religione islamica e poi parlare di rispetto della donna. Il Cardinale Biffi sosteneva l’immigrazione dai Paesi più vicini e non islamici perché sono più compatibili dal punto di vista culturale e hanno una diversa considerazione delle donne”.

Il papa nell’omelia del giorno in cui la Chiesa ha celebrato Maria Madre di Dio ha fatto sentire la sua voce con un No alla violenza contro le donne. Il pontefice ha chiesto anche di dare un ruolo alle donne nei processi decisionali per la pace, perché sono “mediatrici di pace”. “Le donne sono fonti di vita. Eppure sono continuamente offese, picchiate, violentate, indotte a prostituirsi e a sopprimere la vita che portano in grembo. Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio – ha sottolineato il Papa -, nato da donna. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità”. Poi ha evidenziato che “la donna è donatrice e mediatrice di pace e va pienamente associata ai processi decisionali. Perché quando le donne possono trasmettere i loro doni, il mondo si ritrova più unito e più in pace. Perciò, una conquista per la donna – ha detto ancora il Papa – è una conquista per l’umanità intera”. “Oggi pure la maternità viene umiliata, perché l’unica crescita che interessa è quella economica”. Lo ha detto con uno sguardo particolare a quelle donne in attesa di un bambino che cercano di emigrare. “Ci sono madri – ha proseguito Papa Francesco -, che rischiano viaggi impervi per cercare disperatamente di dare al frutto del grembo un futuro migliore e vengono giudicate numeri in esubero da persone che hanno la pancia piena, ma di cose, e il cuore vuoto di amore”.

Discorso troppo alto, completo e serio, per essere coinvolto in una polemichetta qualsiasi. Tuttavia Salvini ha messo il dito in una piaga. Volendo concedere all’attuale dottrina cristiana un giudizio obiettivo, mi sentirei di ammettere che sulla questione femminile non siamo ancora tornati a Gesù, ma ci siamo significativamente allontanati dal pensiero paolino.  Purtroppo non è così per l’Islam, che rimane saldamente ancorato ad una impostazione coranica scriteriatamente maschilista e antifemminista da cui non riesce a schiodarsi. Mentre il cristianesimo è riuscito gradualmente e parzialmente ad affrancarsi da una tradizione pesante e alienante, l’islamismo ne rimane tuttora vittima, anche perché non ha il riferimento evangelico (e non è poca cosa) a fargli da sponda.

Al di là dei miei dubbi, delle rispettabili opinioni di filosofi, sociologi, teologi, mi sembra resti aperta nell’Islam (non solo quello radicale o radicaleggiante), grande come una casa, la questione femminile che è da considerare centrale. Se i musulmani non superano questo tabù, temo che la loro fede resti compromessa da regole religiose assurde e discriminatorie. Intendiamoci bene, non è che la religione cattolica sia esente da colpe nel discorso femminile: è ancora a metà del guado e lo dimostrano i fermenti esistenti all’interno della Chiesa su questo argomento, a cui viene dato un rilevo stucchevole, perché si ferma alle soglie dei veri punti nodali (sacerdozio femminile, partecipazione della donna alle decisioni, etc.) per svicolare clamorosamente e nascondersi dietro pur apprezzabili dichiarazioni di principio.

A livello politico-sociale qualcosa è stato fatto, negli ultimi tempi in particolare: oltre alla nascita dei centri anti-violenza, dotati spesso anche di case-rifugio, in Italia sono stati istituiti corsi di formazione dei carabinieri, mentre in tutto l’Occidente è stato introdotto il reato di “femminicidio”, con il quale si tenta di passare il messaggio che uccidere una persona perché ci si ritiene proprietari del suo corpo, della sua vita, della sua libertà, è un’ aggravante giuridica, e non più una attenuante. Sono grandi passi avanti, ma purtroppo non basta una legge per salvaguardare il sesso femminile, occorre cambiare la cultura e le mentalità.

Non sarà certo Salvini a contribuire a questo processo: la sua reazione provocatoria va relativizzata in quanto proveniente da un pulpito sostanzialmente razzista, contestualizzata in una politica che semmai teorizza e pratica la difesa (?) soltanto delle nostre donne. Tuttavia, sforzandomi di vedere obiettivamente quanto di positivo può esserci anche nelle più strampalate analisi, colgo l’invito ad esigere dall’Islam un cambio radicale di mentalità verso la donna e a sollecitare alla Chiesa cattolica ulteriori passi avanti su una strada su cui, nonostante le reiterate aperture papali, essa rischia di segnare il passo. Tutti vogliono difendere, valorizzare, promuovere, il ruolo della donna, poi si constata quotidianamente che la donna, dappertutto, è trattata da essere inferiore in base ad una sub-cultura imperante. Le religioni, come del resto la politica, hanno non poche colpe. Il ping-pong serve a poco, solo a disorientare ulteriormente le donne, costrette a girare il capo da una parte all’altra fino a farsi venire un tremendo torcicollo.