E se facessimo un Paragone…

Mi è capitato spesso di ascoltare le dichiarazioni di Gian Luigi Paragone in concomitanza con i passaggi problematici della politica grillina: sembrava un giornalista intrufolatosi nel movimento cinque stelle, alla ricerca di scoop e di colpi di scena, sempre in atteggiamento da bastian contrario, una continua spina nel fianco di questa compagnia di (s)ventura, un infiltrato con lo scopo di creare confusione e disagio.

Il tutto veniva svolto con la levità di un inviato speciale, con la nonchalance di uno pseudo-simpatizzante, con l’ironia di un estraneo. Mi chiedevo: come fanno a sopportare un simile atteggiamento? Hanno resistito anche troppo. La corda si è strappata, Paragone è stato espulso dal M5S, se la canta e se la ride in libertà, non dà l’idea di un politico in crisi d’identità, ma di un parlamentare alla ricerca di visibilità, di uno spretato felice e sorridente.

Ha votato contro la costituzione del governo giallo-rosso, ha votato contro la manovra economica, si è dichiarato apertamente vicino alle posizioni leghiste: non poteva che finire così.  Che stupisce non è la contrapposizione all’interno di un partito, ma la farsesca diatriba all’interno di un non partito. Le scaramucce nel M5S hanno il sapore di una commedia, che sta andando fuori tempo massimo. La compagnia di giro è fuori controllo, il capo-comico latita e lascia fare, la recita impazza, il governo soffre.

Non è questione di numeri: una cura dimagrante potrebbe essere anche salutare se potesse servire a chiarire una linea politica. Si ha la sensazione invece di un’uscita alla spicciolata: tutti i fuggiaschi, alla faccia del tanto auspicato vincolo di mandato, si guardano bene dal dimettersi dalla carica e farneticano di nuovi gruppi, di nuovi partiti, che durano lo spazio di un’intervista. Ognuno va per conto suo alla ricerca di chissà cosa. Si sta profilando una fine ingloriosa di un movimento nato male, che si sta preparando a finire malissimo.

Sembra che il redde rationem decisivo sia rinviato al dopo elezioni regionali in Emilia e Calabria. Forse solo per vedere l’aria che tira e adeguarvisi opportunisticamente. Esperimento fallito nonostante la testardaggine giornalistica di Marco Travaglio, l’ultimo giapponese del M5S, simile a quel tale che, essendosi sbilanciato nel ritenere fredda la minestra, per non rimangiarsi la parola, fu costretto a ingoiarla bollente scottandosi lingua, bocca e stomaco.

In una compagnia teatrale piuttosto raffazzonata e dilettantesca, un attore, alle prese con un copione che non aveva sufficientemente studiato e imparato, si rifugiò nella ripetizione di una battuta: “questa casa va a catafascio”. Sperava che qualcuno gli venisse in aiuto per superare l’impasse. Nessuno riusciva a saltarci fuori e lui imperterrito continuava a ripetere: “questa casa va a catafascio”. A questo punto il problema non è tanto la compagnia grillina, che sembra andare a catafascio, ma l’equilibrio politico che si fonda anche sulla gamba grillina. Se vanno avanti così, tre dissidenti oggi, cinque dissidenti domani, un Fioramonti oggi, un Paragone domani, il governo Conte II, un animale che cammina con quattro zampe, dovrà fare a meno di una, dovrà cioè, come si dice in dialetto parmigiano, andär a pè sopètt.

Paragone, giornalista e conduttore televisivo prestato alla peggiore politica, annuncia il ricorso contro l’espulsione, ammettendo di essere un rompicoglioni, che però adirà le vie legali avverso i probiviri pentastellati. Alessandro Di Battista, il leader ombra del M5S, afferma che “Paragone è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali”. Vittorio Sgarbi, che di professione oltre il critico d’arte fa il soffiatore di fuoco, sta con Paragone e Di Battista, che, a suo dire, devono rifondare il movimento. Stefano Fassina, suona a sinistra una estemporanea trombetta, fa appello a Di Maio e abbraccia Paragone, in quanto il dissenso politico, motivato da ragioni serie, va affrontato con discussione e chiarimento politico, non con i probiviri.  Prima di parlare di Paragone, occorrerebbe a monte fare un Paragone con la politica seria e allora tutto si chiarirebbe. Invece ci si intestardisce a scherzare.