La brutta copia di Penelope

Il messaggio augurale del presidente della Repubblica, anche e soprattutto per merito dei presidenti stessi, esce dalla retorica per affondare le parole nella carne viva del Paese. Sergio Mattarella al riguardo è un maestro, perché, con la massima discrezione e senza offendere alcuno, riesce a toccare i punti dolenti, offrendo però una percorribile e positiva via di fuga.

La sintesi di questo virtuoso atteggiamento l’ho trovata nella sua sobria, ma efficacissima, citazione di un episodio: “ Due mesi fa vicino ad Alessandria, tre Vigili del Fuoco sono rimasti vittime dell’esplosione di una cascina, provocata per truffare l’assicurazione. Nel ricordare – per loro e per tutte le vittime del dovere – che il dolore dei familiari, dei colleghi, di tutto il Paese non può estinguersi, vorrei sottolineare che quell’evento sembra offrire degli italiani due diverse immagini che si confrontano: l’una nobile, l’altra che non voglio neppure definire. Ma l’Italia vera è una sola: è quella dell’altruismo e del dovere. L’altra non appartiene alla nostra storia e al sentimento profondo della nostra gente”.

Purtroppo l’altra immagine che giustamente Mattarella esorcizza non accenna a scomparire, nemmeno a diminuire, ma continua imperterrita nella sua scriteriata ascesa. A poche ore di distanza dal messaggio presidenziale, arriva una notizia: “Capodanno tragico ad Ascoli Piceno. Un ragazzo di 26 anni è morto a seguito di una caduta a Colle San Marco. Secondo una prima ricostruzione, allo scoccare della mezzanotte, dopo il lancio di alcuni fuochi d’artificio che avevano innescato un principio di incendio nella sterpaglia, il giovane ha cercato di intervenire per evitare il propagarsi delle fiamme ma è caduto, precipitando per almeno cinquanta metri in una zona impervia. Le persone che erano con lui hanno immediatamente dato l’allarme e sul posto si sono precipitati Vigili del fuoco e sanitari del 118 che, dopo averlo raggiunto con difficoltà, a lungo hanno tentato di rianimarlo, senza successo. Il ragazzo era infatti in arresto cardiaco. Intorno all’1:50 ne è stato dichiarato il decesso”.

Non so se questo ragazzo fosse coinvolto nel lancio dei fuochi d’artificio o se stesse solamente assistendo alla scena. Fatto sta che è, come al solito, scoppiata la guerra dei botti e il relativo bollettino ci comunica che c’è scappato il morto: un giovane ha cercato, con un gesto coraggioso e generoso, di riparare un danno enorme che si stava generando. Da una parte c’è chi fa irresponsabilmente e colpevolmente il danno e dall’altra chi cerca disperatamente di mettere a posto le cose. Se le due parti sono riconducibili alla stessa persona, la questione diventa ancor più paradossale e inquietante.

Qualcuno dirà che sto esagerando facendo d’ogni erba selvatica un fascio inquinante e infestante: non si può assimilare l’abuso dei botti alle truffe, alla corruzione, alle manifestazioni razziste, all’odio sociale. Sono d’accordo, ma la mala pianta dell’irresponsabilità va estirpata, altrimenti “si propaga e si raddoppia e produce un’esplosione, come un colpo di cannone…” (la calunnia dal Barbiere di Siviglia di Rossini).

Bene ha fatto il presidente a portare degli esempi concreti, altrimenti le sue parole rischiano di essere sommerse da unanimi e opportunistici applausi e nella conseguente notte pseudo-buonista tutti i gatti diventano bigi. Il suo discorso ha ricevuto un’immediata e inopinata conferma: l’Italia-Penelope, che fa e disfa continuamente. O riusciamo a far prevalere, in tutti i campi e a tutti i livelli, l’Italia nobile o sprofondiamo nell’Italia ignobile. C’è chi si fa il mazzo per accogliere, aiutare, integrare e c’è chi irride a questi sforzi e deride chi soffre. Non è una visione manichea e caricaturale della realtà nazionale, è la nitida immagine di un Paese che ha urgenza di fiducia, coesione, senso civico e cultura del dialogo. Mattarella sta facendo egregiamente la sua parte, a noi toccherebbe darci una mossa nel solco da lui tracciato.