Si vis pacem, para pacem

Giornata mondiale della pace. Le giornate internazionali e nazionali suscitano sempre in me molte perplessità: un modo elegante per mettere a posto la coscienza. Passata la festa, gabbato lo santo. Ricordo che mio padre, con la sua solita e sarcastica verve critica, di fronte agli insistenti messaggi statistici sulla morte di un bambino per fame ad ogni nostro respiro, si chiedeva: «E mi alóra co’ dovrissja fär? Lasär lì ‘d tirär al fiè?». Lo diceva forse anche per mettere fine ai pietismi di maniera che non servono a nulla e vanno molto di moda.

Tutti siamo d’accordo sulla pace salvo fare la guerra in famiglia, nel condominio, coi parenti, nell’ambiente di lavoro. Non riusciamo nemmeno ad essere in pace con noi stessi, figurarsi se possiamo predicare bene dopo aver razzolato così male. Meglio smetterla con l’ipocrisia e pregarci su.

Preferisco quindi trattare il tema della pace, riportando il testo di una bella preghiera a corredo della “Luce della Lampada della Pace dalla grotta della natività di Betlemme”. La propongo quale impegnativa adesione alla vera pace: “Pace! La Pace verrà e fiorirà dalle nostre mani se avrà trovato posto già dentro di noi. E verrà presto, domani, se sapremo fare nostre le necessità di chi vive o passa accanto a noi, se sapremo far nostro il grido degli innocenti, se sapremo far nostra l’angoscia degli oppressi. La pace verrà se avremo posto nella nostra casa per chi non ha un tetto o non ha patria. Se avremo posto nel cuore per chi non ha affetto o muore solo. Se avremo tempo nel nostro giorno per un disperato da ascoltare. La pace verrà se non cederemo alla provocazione, se sapremo sanare ogni divisione, se saremo uniti con tutti. La pace verrà e sarà il frutto più vero dell’unità, dell’armonia tra i popoli”.

Mi accorgo però di essere stato un po’ troppo religiosamente buonista e allora corro ai ripari e riprendo il pensiero di Emmanuel Mounier, filosofo cattolico, così sintetizzato da Emilia Bea: «La borghesia si è appropriata del cristianesimo convertendolo in una “religione utilitaristica”, in cui la fede, la speranza e la carità cedono il passo al gusto della sicurezza, dell’economia, della bella vita e dell’immobilismo sociale. Le virtù cristiane si degradano fino a convertirsi in una caricatura di loro stesse: l’allegria creativa si perverte in felicità conformista, la pace in semplice tranquillità e la pienezza in mera soddisfazione».

Poi abbiamo la discussione sulla differenza tra pace e pacifismo. La vera pace, si dice, non è debolezza, non è acquiescenza verso le prepotenze, mentre il pacifismo sarebbe un’astratta ed unilaterale rinuncia all’uso della forza per puntare tutto sulla rimozione preventiva delle vere cause che alimentano la violenza. Non riesco a capire se sono un uomo di pace o un pacifista. Una cosa so per certo, che sono d’accordo con mio padre e chiedo scusa se lo cito ancora. Ogni volta che sentiva notizie sullo scoppio di qualche focolaio di guerra reagiva auspicando una obiezione di coscienza totalizzante: “Mo s’ pól där ch’a gh’sia ancòrra quälchidón ch’a pärla äd fär dil guéri?”.

Nel suo piccolo non era distante da quanto solennemente affermò Paolo VI il 04 ottobre 19165 davanti all’assemblea dell’Onu: “E allora il Nostro messaggio raggiunge il suo vertice; il vertice negativo. Voi attendete da Noi questa parola, che non può svestirsi di gravità e di solennità: non gli uni contro gli altri, non più, non mai! A questo scopo principalmente è sorta l’Organizzazione delle Nazioni Unite; contro la guerra e per la pace! Ascoltate le chiare parole d’un grande scomparso, di John Kennedy, che quattro anni or sono proclamava: “L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità”. Non occorrono molte parole per proclamare questo sommo fine di questa istituzione. Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!”.