La cagata pazzesca degli italiani

Mia sorella non era una sociologa e tanto meno presidente o segretaria generale del Censis, il prestigioso ed autorevole istituto italiano di ricerca socio-economica, ma ha sempre sostenuto quanto emerge dal recente rapporto del suddetto istituto, vale a dire che gli italiani sono affascinati dall’ «uomo forte». Lei lo diceva con la sua solita schiettezza e in modo un po’ meno aulico ed elegante: «Gli italiani sono rimasti fascisti».

Se posso fare una premessa, aggiungendo la mia brutale opinione, devo ammettere che nutro poca stima nei confronti di tre categorie di esperti e studiosi: psicologi, sociologi ed economisti. Spero di non offendere o irritare nessuno perché di paradossi si tratta. Gli psicologi hanno sempre ragione in quanto, per il dritto o per il rovescio, in un modo o nell’altro, in un senso o nel suo contrario, trovano sempre una spiegazione, piuttosto campata in aria, e nessuno è in grado di confutarla. I sociologi, come detto più autorevolmente da altri, si dedicano, più o meno abilmente, alla elaborazione sistematica dell’ovvio, fanno una fotografia, più o meno nitida, della situazione. Gli economisti elaborano teorie che si rivelano sempre e sistematicamente sbagliate: in parole povere non ci pigliano mai.

Chiudo questa breve e provocatoria parentesi per tornare al rapporto sulla situazione sociale del Paese. Il Censis, come sintetizza “La stampa”, racconta chi siamo diventati, fa la radiografia assai amara di un’Italia che soffre di «sindrome da stress postraumatico», quasi stesse emergendo da una guerra, piena di sospetti (il 75% non si fida degli altri) e che, crollata definitivamente la fiducia nei partiti (76%), guarda con speranza messianica all’avvento dell’uomo forte al potere che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni. Ad attenderne l’arrivo è il 48% degli italiani, percentuale che sale al 56% tra chi ha un reddito basso, al 62% tra i meno istruiti e al 67% tra gli operai. In uno scenario «affollato da non decisioni», con «troppe riforme strutturali annunciate ma mai avviate», la politica «ha fallito», lasciando così spazio a pulsioni antidemocratiche. Abbandonati a se stessi, i cittadini guardano con incertezza al futuro: sono convinti che l’«ascensore sociale» che un tempo permetteva di migliorare la propria condizione sia definitivamente rotto (69%), e hanno paura, al punto che anche il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme di scivolare verso il basso. Il futuro è un rebus: il 38,2% è convinto che figli e nipoti staranno peggio di loro.

Non è una situazione edificante, ma ci voleva poco a capirla. Tutti si preoccupano o fanno finta di preoccuparsi dell’inquietante discorso consistente nel diffuso desiderio dell’uomo forte e vanno alla ricerca dei motivi che spingerebbero gli italiani su questa assurda strada. Certo, esistono difficoltà, ansie, incertezze, disillusioni, drammi umani, sfiducia, paure: non mi sembrano tuttavia ragioni plausibili per rifugiarsi in una deriva anti-democratica.

Mi piace molto di più la spietata e recente analisi di Gino Strada, che prendeva spunto dalla paradossale vicenda dei respingimenti degli immigrati: “Quando si è governati da una banda dove la metà sono fascisti e l’altra metà sono coglioni non c’è una grande prospettiva per il Paese”.

Il problema quindi sta nel capire se sono gli italiani a desiderare l’uomo forte al potere senza parlamento ed elezioni o se siano gli eletti in parlamento a dare così brutta prova di sé da spingere gli italiani a prescindere dalla politica ed inseguire il miraggio di una scorciatoia populista ed autoritaria. Sono i cittadini ad avere il governo che meritano o sono i governanti a portare i cittadini su strade sbagliate?

«Non mi curo di certe sottigliezze dogmatiche perché mi importa solo una cosa: che Dio sia antifascista!», così diceva don Andrea Gallo. Aveva mille ragioni! Infatti la scelta democratica è pregiudiziale, è una questione di “fede”, un ideale imprescindibile, per il quale tanta gente in tutto il mondo si è fatta e si fa ammazzare. Non v’è Censis che tenga: l’uomo forte al comando è una cagata pazzesca!

Il presidente americano John Fitzgerald Kennedy in un suo storico discorso consigliò: “Non chiederti che cosa può fare il tuo paese per te, ma chiediti che cosa puoi fare tu per il tuo paese”. L’attuale presidente Trump in un suo celebre aforisma confessa. “L’esperienza mi ha insegnato alcune cose. Una è quella di ascoltare la propria pancia, non importa come suoni bene sulla carta. La seconda è che si sta generalmente meglio attaccati a ciò che si conosce. E la terza è che a volte i migliori investimenti sono quelli che non si fanno”. L’aria è cambiata, mi fa piacere che se ne sia accorto anche il Censis.