Al secónd cavagn al vól bón

Domanda curiosa, oserei dire retorica, quella posta dal M5S ai suoi aderenti: dobbiamo presentarci alle prossime elezioni regionali? La risposta è talmente scontata che, probabilmente, chi l’ha posta aveva la malcelata intenzione di farsi dire di no per guadagnare tempo, scommettendo sull’umore da bastian contrario dei pentastellati. Invece gli iscritti hanno risposto di preferire la partecipazione alla contesa elettorale: un partito, o movimento che sia, impegnato, da ormai diverso tempo, nelle istituzioni del Paese, ha l’obbligo di fare proposte per il governo e di rimettersi al giudizio degli elettori a qualsiasi livello e non può fuggire dalle proprie responsabilità.

La situazione sembra essere la seguente: un capo (?) politico che dimostra un imbarazzo crescente nel guidare il proprio movimento, un capo carismatico che evidenzia una certa (in)spiegabile latitanza di fronte alla confusione regnante nelle fila dei suoi seguaci (se intervenisse non potrebbe fare altro che mandarli tutti a … , come da spunto iniziale movimentista), una flotta di parlamentari che parlano lingue diverse (meglio sarebbe dire che non conoscono la politica e quindi non la sanno fare pur avendone l’obbligo), che brancolano nel buio, che oscillano paurosamente fra il richiamo della foresta dei vaffa e l’imperativo istituzionale di operare scelte di campo e di governo, un elettorato presumibilmente sempre più stordito, deluso e smagrito.

Non si tratta di un piccolo e marginale partitino, siamo di fronte alla formazione politica di maggioranza relativa a livello parlamentare, investita di importanti responsabilità a livello governativo, presente a livello periferico con significativi ed emblematici incarichi amministrativi. Stanno imparando a (non) fare politica in una sorta di perpetuo stage sulla pelle degli italiani, che li hanno o non hanno votati.

La caricatura di democrazia diretta che inscenano nei momenti topici serve solo a enfatizzare le loro lacune: gli iscritti si sono espressi per la partecipazione alle elezioni, ma rimane il problema se presentarsi in solitudine, se allearsi con altre formazioni ed eventualmente con quale di esse. Altri referendum sulla piattaforma Rousseau? Ma fatemi il piacere… Questi inqualificabili signori sono passati nel giro di pochi giorni dall’alleanza contrattuale con l’estrema destra a quella più politica con la sinistra, nascondendosi dietro il dito del non considerarsi né di destra né di sinistra (una menata che va di moda, ma che non significa un bel niente); hanno provato a stringere un rapporto preferenziale a livello regionale (vedi le recenti elezioni in Umbria) per poi ripiegare  su una pausa di riflessione laddove il gioco si fa pesante (leggi le prossime elezioni in Emilia-Romagna); esprimono il presidente del Consiglio (Giuseppe Conte nelle due versioni), salvo metterlo continuamente in difficoltà e prenderne le distanze; sui temi e problemi non riescono ad avere uno straccio di linea e creano una confusione pazzesca nella quale chi ci capisce qualcosa è molto bravo.

Se la politica è in gravi difficoltà, l’antipolitica, così come incarnata dai pentastellati, sta facendo un fallimento spaventoso e deleterio. “Al primm cavagn al vól bruzè”, si dice con una saggia espressione dialettale. Avanti il prossimo. Si profila all’orizzonte un tentativo interessante, ricco di elementi nuovi e diversi rispetto al vaffa grillino. Innanzitutto una precisa scelta di campo culturale e storica contro il salvinismo e quanto rappresenta. Poi il richiamo a certi fondamentali valori umani. Poi la politica intesa come alto servizio ai cittadini e non come protesta verso tutto e tutti. Poi la proposta positiva che viene prima della protesta distruttiva. Poi, staremo a vedere. Mi riferisco al movimento spontaneo delle sardine. Mi auguro non sia l’edizione riveduta e corretta del M5S: un tentativo al buio andato male si può anche sopportare (errare humanum est), un secondo tentativo sprecato sarebbe un vero disastro, perché chiuderebbe ogni e qualsiasi rapporto innovativo fra la politica ingessata e la società in movimento (perseverare autem diabolicum).