Nella Chiesa gli estremi non si toccano

Papa Luciani fu avvelenato con il cianuro in una congiura di palazzo ordita da Paul Marcinkus, perché voleva denunciare frodi azionarie compiute in Vaticano. Questa versione è anticipata dal quotidiano La stampa, che la prende giustamente con le pinze, perché viene da un gangster della famiglia mafiosa americana dei Colombo, Anthony Luciano Raimondo, ed è documentata nel suo libro di memorie “When the Bullet Hits the Bone” (“Quando il proiettile colpisce l’osso”), pubblicato negli Usa.

Dissero a papa Luciani, quando nella cappella Sistina, durante il conclave, era preoccupato per la sua nomina che si stava profilando: «Dio, quando dà un peso da sopportare, concede anche la forza necessaria… e poi c’è tanta gente nel mondo che prega per il papa…». Giovanni Paolo I cadde trafitto dalle ostilità vaticane. Non vorrei esagerare con le citazioni di mia sorella, ma, al riguardo, con la sua simpatica istintività di giudizio, disse: «Gli hanno fatto conoscere Marcinkus e gli è dato un infarto…». I tempi sono cambiati. Sono cambiati?

Proprio in questi giorni la Chiesa celebra la memoria di don Pino Puglisi: un eroico sacerdote impegnato, come parroco a Brancaccio, ad offrire orizzonti nuovi ai tanti ragazzi che fino ad allora avevano il destino segnato nella manovalanza della malavita. La sua era diventata la voce degli onesti, capace di rompere l’omertà. Per questo fu ucciso con un colpo alla nuca sull’uscio di casa il 15 settembre 1993 (Matteo Liut – Avvenire).

Leggerò con grande attenzione e interesse il libro di cui sopra anche se non potrà fare piena e veritiera luce sulle malefatte vaticane. A mia sorella era bastato fare due più due e sicuramente non era andata molto lontana dalla verità. D’altra parte Giuda Iscariota teneva la cassa del gruppo, non era sempre d’accordo nell’utilizzo dei fondi, si lasciò corrompere per pochi soldi. Gli evangelisti tirano giù con lui e lo definiscono ladro, prima ancora di traditore: avevano il dente avvelenato e forse anche un po’ la coda di paglia. La posta in gioco era infatti ben più alta della semplice ingordigia per il denaro, anche se è significativo che già ai primordi ecclesiali esistessero questi scandali finanziari. Questo non allevia le responsabilità di una Chiesa sempre invischiata in faccende economiche speculative e delinquenziali. Paul Marcinkus ne è stato un simbolico e clamoroso artefice. Ma non è purtroppo finita li. È vero che nella Chiesa convivono, come del resto in tutte le comunità, persone che operano e testimoniano il bene fino a versare il proprio sangue assieme a persone che si impegnano in macchinazioni malefiche di carattere finanziario e non. Ciò non toglie che fare pulizia dovrebbe essere un imperativo categorico a livello vaticano.

Papa Francesco ci sta provando. Dei suoi predecessori ho una mia originale idea riguardo al loro atteggiamento verso la Curia e gli intrighi vaticani: Paolo VI soffriva, si macerava e poi si arrendeva all’impossibilità del cambiamento; Giovanni Paolo I somatizzò il dramma al punto da morirne in pochi giorni; Giovanni Paolo II se ne fregò altamente, andò per la sua strada, si illuse di cavare anche un po’ di sangue dalle rape; Benedetto XVI ci rimase dentro alla grande e gettò opportunamente la spugna. Quando constato come tanti papi siano diventati o stiano diventando Santi, mi viene qualche dubbio. Pur con tutto il rispetto, temo che nell’aldilà troveremo parecchie novità, riguardo alla nostra vita e a quella della Chiesa.

Risulta comunque più che mai azzeccata la storiella che raccontava don Andrea Gallo: «Voi sapete che nella nostra Santa Madre Chiesa, uno dei dogmi più importanti è la Santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’amore e la comunione vanno in tutto il mondo, e si espandono. Lo Spirito Santo dice: “Andiamo a farci un giro. Io sono affascinato dall’Africa”.  Il Padre risponde: “Be’, io andrò a vedere il paradiso delle Seychelles. Perché non capisco come mai i miei figli e figlie hanno il paradiso in terra”. Gesù ascolta e non risponde. Allora gli altri due: “Tu non vai?” Gesù: “Io ci son già stato duemila anni fa”. “Non ci farai mica far la figura che noi andiamo e tu rimani”, gli dicono in coro il Padre e lo Spirito Santo. “Va be’, allora vado anch’io”. “Dove vai?” “A Roma”. “Sì, ma a Roma dove vai?” “Vado in Vaticano”. “In Vaticano?”, dicono increduli il Padre e lo Spirito Santo. Gesù risponde: “Eh sì, non ci sono mai stato”».