Alla faccia buffa di Boris Johnson

Di questi tempi, quando resto scandalizzato o schifato dagli andamenti politici italiani, mi consolo guardando a Londra ed alla infinita e vergognosa pantomima della Brexit. Se qualcuno ha definito il Conte II come il governo del sollievo, io definisco l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue come la vicenda politica della consolazione.

C’è da consolarsi in tutti i sensi. Viene infatti confermata e rivalutata la scelta europeista come imprescindibile e irreversibile; viene rivalutata la democrazia italiana, che, pur con tutti i limiti e i difetti che si ritrova, giganteggia di fronte al casino anti-democratico da anni inscenato da coloro che si ritengono i padri della democrazia; viene rivalutata la classe politica italiana, che, pur non brillando per autorevolezza e serietà, è sempre meglio dei saltimbanchi inglesi alle prese con  i salti mortali della Brexit, che sta diventando sempre più difficile come si dice nei circhi di periferia; viene rivalutato, pur con tutte le carenze possibili e immaginabili, il buon senso degli italiani, i quali sparlano bene, ma hanno almeno il buongusto di fermarsi quando il gioco si fa pericoloso e tragico, mentre gli inglesi nella loro supponenza si prendono sul serio, combinano disastri e si infilano in avventure clamorosamente assurde.

Intendiamoci bene: mors tua non è vita mea. Gli inglesi la stanno combinando talmente grossa da condizionare negativamente il futuro europeo e mondiale. Sì, perché proprio nel momento storico in cui ci sarebbe estremo bisogno di un’Europa unita e compatta, loro la indeboliscono e la beffeggiano spudoratamente. Hanno avuto il becco di ferro di decidere l’uscita, ma poi non trovano l’uscita. Si sono intrappolati in un assurdo gioco di porte girevoli e stanno prendendo tutti per il sedere: quando sembrano finalmente fuori dalle balle, te li ritrovi ancora dentro a chiedere rinvii, a discutere sul sesso della Brexit, a litigare fra di loro scaricando le loro beghe politiche sugli ex partner europei.

È sempre più valida la gag immaginata da mio padre, il quale rideva ironicamente delle ipotetiche fughe degli improvvisati amanti, con i due che scappano e cominciano a litigare scendendo le scale: della serie l’Europa è una cosa seria, la Brexit no. Mentre sempre più larghi strati della popolazione inglese sembrano rendersi conto del casino combinato e ipotizzano sacrosanti ripensamenti, le istituzioni tengono duro, ma non trovano più il bandolo della matassa per saltarci fuori almeno in modo dignitoso, i partiti politici hanno trovato pane per i loro denti polemici e faziosi e tutto si sta trasformando in una progressiva e interminabile pagliacciata, condotta in un crescendo rossiniano dal premier Boris Johnson.

Quanto all’attuale premier britannico, si può dire che rivaluti il semplicistico criterio di giudizio montanelliano. Quando gli chiedevano un parere su certi politici, rispondeva con un laconico: «Ma guadatelo in faccia…». Guardiamo in faccia questo signore che smentisce categoricamente ogni e qualsiasi teoria sullo storico aplomb dei suoi connazionali: se impersonifica la Gran Bretagna, l’ultima consolazione che otteniamo consiste nel liberarci di un fastidioso peso morto. Ce ne faremo una ragione, anche perché involontariamente gli inglesi ci stanno aiutando in tal senso. Viva l’Europa!