Solidarnosc ed “egoisnosc”

In Polonia ex presidenti, tra i quali Lech Walesa, intellettuali e rappresentanti del mondo della cultura e delle scienze, attivisti dei diritti appartenenti alla comunità Lgbt si sono mobilitati in occasione delle elezioni politiche, ma, al di là dell’esito delle urne, per intervenire sul futuro del Paese e contribuire alla sua non facile e non breve evoluzione democratica, arrestando e invertendo lo scivolamento verso una dittatura più o meno camuffata dalle sirene nazionaliste e dalla finta cultura neo-conservatrice.

Sta prendendo finalmente corpo una sfida degli anti Kaczinski per riprendere il difficile percorso democratico del post-comunismo. La Polonia da tempo infatti sta passando dagli spettri della padella dell’ormai lontano regime comunista alla brace reazionaria e nazionalista, sotto gli occhi distratti e rassegnati dell’Unione europea: troppo precipitose la legittimazione e l’accoglienza comunitarie ai Paesi dell’Est europeo consegnati ad una deriva di immaturità democratica.

Mentre la lotta contro il comunismo si basava sui disastri economici del regime a cui si opponeva strenuamente il sindacato Solidarnosc ed era ideologicamente guidata dal cattolicesimo impersonificato da papa Wojtyla, assai problematica risulta la battaglia contro la strisciante deriva pseudo-fascista, che rinchiude il Paese nella visione ristretta di un nazionalismo incredibile ma vero.

Non può più essere la Chiesa a fare sintesi fra gli oppositori e quindi si sta cercando un collante nuovo nella modernità della battaglia per i diritti. La Polonia sembra dire a tutti che la strada per il progresso politico e sociale passa oggi da cultura, scienza e protagonismo dei “diversi”. Può darsi che papa Giovanni Paolo II si “scaravolti” nella tomba, ma i tempi sono cambiati e non bastano gli scioperi oceanici, anzi il popolo corre dietro le chimere egoistiche dei muri, del sovranismo, del populismo, del nazionalismo.

La Polonia, come gli altri stati dell’ex impero sovietico, ha usufruito e sta usufruendo di enormi aiuti finanziari da parte della Ue, ma rifiuta la logica comunitaria e l’apertura agli immigrati: Solidarnosc è andata a farsi benedire ed è stata sostituita da “Egoisnosc”.

Non sono mai stato convinto della genuinità ideologica e valoriale della rivolta al comunismo dei paesi dell’Est-Europa: a mio giudizio hanno soprattutto colto una storica inversione di marcia innescata dalla crisi economica dell’impero sovietico, si sono liberati di una malattia gravissima, sono usciti dall’ospedale russo senza avere gli anticorpi difensivi verso i mali del capitalismo. Mi sovviene sempre una vignetta di Forattini in cui la gente si lasciava alle spalle le brutture del muro di Berlino e andava incontro a quelle del capitalismo raffigurate nelle siringhe dei drogati. Sono entrati sbrigativamente in Occidente, hanno abbandonato tutti (?) i difetti del comunismo ma non hanno saputo cogliere i pregi della democrazia.

In un certo senso la Polonia deve tornare indietro non per riconvertirsi al comunismo, ma per aderire pienamente al sistema democratico. L’approccio, che sembra essere stato inaugurato, mi sembra laicamente valido, culturalmente adeguato ai tempi, socialmente innovativo, ma politicamente difficile. Non so come si possano aiutare i polacchi. Credo che l’Europa dovrebbe leggere loro le regole, anche se forse è un po’ tardi. Sono entrati, si sono accomodati ed è problematico rimettere in discussione i patti che non sono stati chiari e quindi non hanno portato ad un’amicizia lunga.