Rigorista, ma non troppo

Ho ascoltato l’autopresentazione che Paolo Gentiloni, nella sua qualità di commissario agli affari economici, ha fatto davanti alla commissione competente del Parlamento europeo convocata per dare il suo placet alla nomina avvenuta a livello di vertice e di spartizione fra gli Stati-membro. Una relazione molto garbata, ma anche molto densa di significato.

Paolo Gentiloni, come riportano le agenzie di stampa (ho ripreso quanto scritto a caldo da Huffington post), ha assicurato da subito che si concentrerà sulla riduzione dei debiti più alti. In audizione davanti al Parlamento europeo, nell’esame da superare per la nomina a commissario Ue agli Affari economici e monetari, l’ex premier ha teso, ma non troppo, la mano ai rigoristi, assicurando che i debiti devono scendere, ma chiarendo il suo pensiero. “Nell’applicare le nostre regole, mi concentrerò sulla riduzione del debito pubblico come qualcuno a cui sta profondamente a cuore l’impatto potenzialmente destabilizzante del debito alto quando l’economia va male”. Nel suo mandato si occuperà quindi anche di un “uso adeguato dello spazio di bilancio per far fronte al rischio di rallentamento delle nostre economie”.

Le regole vanno applicate, “supervisionerò l’applicazione del Patto di Stabilità e crescita per assicurare la sostenibilità dei conti, farò uso delle flessibilità quando necessarie, per ottenere una posizione fiscale appropriata e consentire alle politiche di bilancio di giocare un ruolo di stabilizzazione e promuovere gli investimenti”. Più flessibilità, quindi – “non è una concessione a qualcuno, è nelle regole” chiarisce – per stimolare gli investimenti e sostenere la crescita economica.

Le regole potrebbero anche essere riviste. “Il Patto di stabilità e crescita – afferma Gentiloni – non è perfetto, userò l’opportunità, che ci dà la revisione delle regole contenute nel Patto di stabilità e crescita, per riflettere sul futuro, basandomi sull’evidenza del passato e prendendo in considerazione il contributo del Fiscal Board (l’organismo che ha aperto alla golden rule per gli investimenti)”.

Un parlamentare tedesco lo ha messo alla punta chiedendogli come si comporterà di fronte al disavanzo e al debito pubblico dell’Italia: domanda legittima, ma assai maliziosa e petulante. Gentiloni ha risposto con grande abilità e stile. Nessun commento infatti sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza presentata dal Governo italiano: “a quel progetto – assicura – dedicherò la stessa attenzione e serietà sul rispetto delle regole con cui esaminerò quelle degli altri stati membri”. Ed ancora: “Non sono e non sarò il rappresentante di un unico Governo nella commissione, mi occuperò di tutti e 27 i progetti di bilancio”.

Lo stile, l’abilità e l’esperienza non gli mancano, ma i nord-europei la devono smettere di fare i primi della classe. Gentiloni avrebbe potuto rispondere tranquillamente: «Accetto la sua domanda provocatoria, ma è sicuro che i membri della commissione e i dirigenti della Bce provenienti dai Paesi settentrionali della Comunità, in particolare dalla Germania, siano sempre stati equidistanti e imparziali nello svolgimento dei loro compiti istituzionali? Non guardi in anticipo la pagliuzza nel mio occhio e non dimentichi quelle negli occhi dei suoi connazionali».

Di fronte al presuntuoso atteggiamento rigorista vado su tutte le furie. Alla Germania, come del resto anche all’Italia, fu riservato un trattamento di favore alla fine della seconda guerra mondiale. Fu aiutata non poco nel processo di riunificazione. Ha spadroneggiato assai a livello europeo e internazionale. Con chi è più forte, ma soprattutto con chi è più bravo credo si debba tenere un atteggiamento di ammirazione e di disponibilità. Ma mi son sempre piaciuti i primi della classe che fanno copiare i compiti e non quelli che fanno mettere i meno bravi dietro la lavagna. L’Italia ha sicuramente molti scheletri negli armadi, molti peccati da farsi perdonare, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra.