Giudico l’operazione Renzi idealmente debole, storicamente scialba, politicamente inopportuna: non si può improvvisare un partito a prescindere dai valori, dalle radici e dalla cultura, legando un sacco vuoto con la corda del personalismo. Matteo Renzi si è destreggiato abilmente nel soggiorno governativo, è scivolato ed è caduto nel salotto istituzionale, sta combinando pasticci nella cucina politica.
Ciò detto, forse qualcosa di buono potrebbe anche succedere, qualcosa di inaspettato. Si sta infatti registrando una modesta attenzione da parte dei quadri dirigenti del PD, mentre la prospettiva di questa strana “Italia viva” sta creando un qualche benefico imbarazzo nell’area moderata della destra, tra chi, cioè, non ne può più delle trombonate narcisistiche e populistiche di Salvini.
Probabilmente nel mondo post-berlusconiano si rifiuta il ruolo gregario all’interno dell’agglomerato sovranista della destra e quindi si va alla ricerca di un nuovo protagonismo, per il quale la proposta renziana può avere un suo indiscutibile appeal: una sorta di berlusconismo riveduto e corretto o, se si vuole, un renzismo berlusconizzato ma non troppo.
Se servisse a scompigliare il moderatume elettorale, l’iniziativa renziana potrebbe trovare un senso ed avere un effetto benefico: una fettina di riformisti scontenti e una fettona di moderati contenti. Ed eccoci arrivati al tanto evocato partito di centro che si allea, a seconda dei casi, con la sinistra o con la destra. Vista l’attuale connotazione anti-democratica del leghismo e il balbettamento antipolitico del M5S, non rimane altro che un’alleanza con la sinistra rappresentata dal PD e dai suoi inevitabili cespugli.
Conoscendo la vocazione renziana a ricoprire tutte le parti in commedia, il rischio è che “Italia viva” crei solo disturbo e irritazione in tutti e raccolga solo gli scontenti, financo quelli del grillismo in via di sgonfiamento, senza offrire prospettive politiche serie e durature. Rifare la democrazia più o meno cristiana è una gara piuttosto dura: staremo a vedere, legge elettorale permettendo. Il rischio maggiore mi sembra quello di un delirio di onnipotenza renziano contrapposto a quello salviniano: le avvisaglie ci sono, vedi l’annunciato confronto televisivo tra i due leader. Detta come va detta, Renzi non deve giocare a fare il capo della sinistra o del centro-sinistra, sfruttando la debolezza della classe dirigente piddina. Resti nel suo orto e forse potrà coltivarlo bene con risultati apprezzabili.
In questo movimentato terreno non so se possa avere un ruolo il mondo cattolico: non per mettere l’etichetta cristiana a “Italia viva”, non per convertire all’umanesimo cristiano il partito democratico rimasto senza religione e senza liturgie, non per intrufolarsi nei meandri della politica, men che meno per farsi abbagliare dalla strumentale simbologia salviniana, ma per dare voce ai valori che rischiano di rimanere nel sottoscala.