Ed è subito sera

Salvini ha fatto un pazzesco autogol, stava vincendo ed ha trovato il modo di perdere: chi troppo vuole, nulla stringe. È passato dalla parte del torto pur non avendo tutti i torti. Una delle ragioni che accampava era senz’altro quella di un governo sofferente e paralizzato dalle continue obiezioni grilline, dal partito dello spirito di contraddizione. Se ai cinquestelle togli la polemica su tutto e tutti, non resta niente. Peraltro, non attaccavano Salvini sui punti più folli ed inaccettabili della sua politica, ma su quelli più seri e ragionevoli. Bisogna essere obiettivi e concedere a Salvini l’onore delle armi: ha sperimentato, al di là di tutto, l’impossibilità di governare assieme a chi sa dire solo “no”. La chiusura dei porti? Si può fare! La Tav? No! In queste poche battute di botta e risposta si racchiude la paradossale morale della favola grillina. E vissero insieme infelici e scontenti.

Cambierà la musica pentastellata alle prese con la nuova orchestra condotta peraltro dallo stesso direttore? Ho sei dubbi. Ci sono persone a cui non preme portare avanti le proprie idee, ma solo contestare e contrastare quelle altrui: la negazione pregiudiziale del dialogo. La bella giornata si vede dal mattino: è bastato che il nuovo ministro Paola De Micheli accennasse alla necessità di proseguire i lavori della Tav e frenasse sulla revoca della concessione autostradale a Benetton per suscitare le ire degli inconsolabili vedovi di Toninelli, l’insopportabile signornò del precedente governo, rientrante metodologicamente dalla finestra dopo essere uscito personalmente dalla porta. Per non parlare della rivincita a cui punterà Luigi Di Maio: se prima esisteva un ministro degli Interni (Salvini) che voleva scorrazzare per tutti i ministeri, ora ci sarà un ministro degli Esteri (Di Maio) che vorrà mettere il becco in tutte le questioni e fare da contraltare a Paolo Gentiloni contro la cui designazione a commissario europeo si è immediatamente scatenata la protesta di molti grillini. E Conte? Auguri…

Il contenzioso si svilupperà perché è nella natura grillina il polemizzare e contestare fine a se stesso: lo spacciano per antisistema, ma in realtà è un vuoto di idee e di programmi. Ecco perché ero e rimango scettico sulla possibilità di governare col M5S: hanno la capacità di logorare il partner fino allo sfinimento e di galleggiare, buttando a fondo gli altri. Occorrerà almeno non abboccare, non cadere nelle trappole, non dare pretesti per lo scatenamento della polemica. Poche chiacchiere e molti fatti: sulle prime si può litigare, sui secondi è molto più difficile. Ai cinquestelle dà fastidio il protagonismo altrui e quindi bisogna giocare d’astuzia, lasciare a loro la ribalta e lavorare molto dietro le quinte.

Non invidio i ministri del Pd (e nemmeno Paolo Gentiloni): hanno ottenuto uno spazio ragguardevole, ma se lo devono difendere e giocare nel quotidiano, senza lasciarsi trascinare in inutili e penose diatribe. Vale per il governo giallo-rosso la nota poesia ermetica di Salvatore Quasimodo, che mi permetto di parafrasare di seguito: “Ogni ministro sta solo intorno al tavolo del governo, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”.