Una questione di corde

Moliti anni fa radio radicale, con una iniziativa spregiudicata per l’epoca ma profetica a posteriori, aprì i microfoni a chiunque volesse sfogarsi pubblicamente: ne uscì un letamaio pazzesco. I social media hanno istituzionalizzato lo sfogatoio mettendo in evidenza le pulsioni che vengono dalla parte peggiore delle persone, da quella che Pirandello chiama la “corda pazza”.

Se applicassimo il famoso aforisma secondo il quale “ogni popolo ha i governanti che si merita” e partissimo dalla fotografia emergente dai social, dovremmo avere un governo di imbecilli a servizio di un popolo di cretini. Recentemente una mia carissima e intelligentissima amica arrivava paradossalmente a mettere in discussione il suffragio universale.

Ciampa, il complesso protagonista del “Berretto a sonagli” di Luigi Pirandello, teorizza le tre corde d’orologio che avremmo in testa: dovendo vivere in società ci serve soprattutto la corda civile, che si trova proprio in mezzo alla fronte e ci impedisce di dare sfogo ai più sordidi istinti del nostro animo, sostituendoli con ostentata cortesia e affabilità. In alcune occasioni, però, gli istinti possono prendere il sopravvento e allora l’uomo cerca inizialmente di girare la corda seria, per ragionare razionalmente e rimettere le cose a posto, ma se essa non ha effetto comincia inevitabilmente a girare la corda pazza, che dà sfogo agli istinti più reconditi e rende l’uomo imprevedibile.

Matteo Salvini ha capito benissimo l’antifona e ha costruito il consenso popolare sulla versione egoista della “corda pazza” della gente, mentre Beppe Grillo lo ha costruito sulla versione qualunquista della medesima corda. Se qualcuno rimane appeso alla corda seria finisce male. È successo a Teresa Bellanova, la nuova ministra dell’agricoltura, la quale, secondo la corda civile, ha un curriculum di tutto rispetto (sindacalista, deputata, sotto-segretaria); secondo la corda seria, ha un passato di donna coraggiosa e battagliera (bracciante, impegnata a fianco delle categorie più umili); secondo la corda pazza è invece ignorante, grassa, brutta e malvestita (ha solo la licenza media, ha osato indossare un abito poco cerimonioso, si presenta con l’aria troppo dimessa).

C’è stata una reazione improntata allo sdegno e alla solidarietà verso questa donna, che osa essere se stessa, ma la vulgata era comunque partita e nessuno può fermarla. Per continuare con Pirandello, quando parte la corda pazza, non la si controlla più e la follia prende l’inevitabile e irreversibile sopravvento. Teresa Bellanova rischia di essere marcata e tatuata dall’imbecillità fatta sistema. Non è vero, come sostiene il M5S che ognuno vale uno, c’è infatti un meccanismo moltiplicatore mediatico che fa sballare i conti, manda in tilt il pallottoliere e chi spara cazzate vale molto, ma molto, di più. Ne tenga conto anche la nuova ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, piuttosto refrattaria all’uso dei social: prima o poi glieli scateneranno contro e le corde, quella civile e quella seria non le basteranno a fermare quella pazza. L’unico personaggio, che riesce a non farsi mettere alle corde, è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come mai? Potrebbe essere oggetto di una tesi di laurea o di dottorato in sociologia o scienze politiche. Ci pensi, corde permettendo, il ministro dell’istruzione e della ricerca e ci pensino soprattutto gli studenti alla ricerca della corda giusta.