Il tuffo dalla piattaforma Rousseau

Rousseau è la piattaforma di democrazia diretta del M5S. I suoi obiettivi sono la gestione del Movimento nelle sue varie componenti elettive (Parlamenti italiano ed europeo, consigli regionali e comunali) e la partecipazione degli iscritti alla vita del Movimento stesso attraverso, ad esempio, la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali o per dirimere posizioni controverse all’interno dei cinque stelle.

I pentastellati sono andati da Sergio Mattarella al Quirinale a chiedere l’incarico di formare il governo per Giuseppe Conte sulla base di una maggioranza politico-programmatica fra M5S e PD. Ce la farà Conte? Staremo a vedere, ma non è di questo che mi meraviglio, ma della scelta di sottoporre la nascita di questa nuova compagine ministeriale al giudizio degli iscritti tramite una sorta di referendum informatico: queste consultazioni lasciano il tempo che trovano per la loro scarsissima attendibilità dovuta alla limitata partecipazione ed alla complessità dei quesiti sottoposti ai potenziali elettori. Ma lasciamo perdere…Il problema questa volta è che la piattaforma Rousseau funzionerà come una sorta di Quirinale bis. Se, infatti, dovesse uscire un responso negativo, i dirigenti del Movimento ritirerebbero la disponibilità offerta al Capo dello Stato e presumibilmente di tutto quanto faticosamente costruito in sede istituzionale non se ne farebbe niente. Come minimo, il referendum farsesco l’avrebbero dovuto fare prima di salire al Colle con le loro proposte. Sulla testa di Mattarella e del presidente del consiglio da lui incaricato viene posta quindi la spada di Damocle della piattaforma Rousseau.

I grillini si rifanno ideologicamente a Rousseau, di cui peraltro fanno una specie di vignetta. Il popolo, ma solo quello grillino e solo la parte di esso disposta a cliccare, vale più del Parlamento e del Presidente della Repubblica: una distorta visione, demagogica e sostanzialmente anti-democratica. Sono proprio curioso di vedere come la prenderà Mattarella nel caso in cui i pentastellati facessero marcia indietro alla luce del responso della loro piattaforma. Per i grillini roba da sprofondare di vergogna, per il capo dello Stato la necessità di ripulire le istituzioni dalla smerdata populista.

Forse però è meglio non preoccuparsi più di tanto. Sarà molto probabile che la consultazione diventi l’ennesima buffonata a ratifica dell’operato del gruppo dirigente pentastellato: siamo a livello di falsa o finta democrazia, la versione riveduta e scorretta del velleitario assemblearismo sessantottino.

In questi giorni ho sentito ripetere che il M5S è nato da una parola: “vaffanculo”. Per quanto mi riguarda, fatte tutte le analisi politiche del caso, concesse tutte le attenuanti della ingenuità e dell’impreparazione, considerata la buona fede qualunquista ed antipolitica, tenuto conto del male maggiore evitato (fino a quando non si sa), valutate con pietà le giravolte effettuate, lo seppellirei volentieri con lo stesso termine: “vaffanculo”.

Ma non è finita lì. All’uscita dallo studio del presidente della Repubblica, al termine del colloquio nell’ambito del secondo giro di consultazioni in vista della formazione del nuovo governo, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha dichiarato: “Non ne abbiamo parlato con Mattarella, ma comunichiamo che se si formerà il governo M5S-Pd scenderemo in piazza”. “Non le sembra un po’ troppo dirlo dalla sala del Quirinale?” le ha chiesto la giornalista di Tiscali, Claudia Fusani. “Non so quando avete deciso che sia una cosa eversiva. È previsto dalla Costituzione” è stata la replica di Meloni. Parole presuntuose, vergognose e inaccettabili.

C’è qualcuno che tenta di tirare la corda intorno al collo della democrazia.  Speriamo che i cinquestelle dopo essere stati ulteriormente infettati dal populismo leghista si ravvedano e rinsaviscano sotto la sostanziale guida di Giuseppe Conte. Non so cosa sperare sul fronte destrorso: Salvini docet e trascina tutti nel gorgo. Giorgia Meloni è più salviniana di Salvini. Berlusconi è salviniano a corrente alternata.

Siamo arrivati a questo punto. Da una parte si fa ricorso alla piazza informatica e dall’altra alla piazza reale: in mezzo il Paese con le sue istituzioni democratiche. Ci salvi Mattarella!