Questione di classe

I match di pugilato aumentano di interesse e qualità con l’aumentare del peso fisico dei contendenti, salvo eccezioni comunque riconducibili alla classe dei boxeur. Uno dei commenti più acuti e interessanti sulla crisi di governo è stato quello di Pierluigi Castagnetti, democristiano di lungo corso come il capo dello Stato, a cui si dice sia legato da stretta amicizia e da assidua frequentazione dialogica: «Nel ’78 Berlinguer accettò Andreotti anche se preferiva Moro, perché riteneva che sono i programmi e non le persone a segnare la discontinuità». Il discorso è riferito al dubbio amletico serpeggiante in casa PD sulla permanenza di Giuseppe Conte alla testa dell’eventuale governo di svolta giallo-verde.

Come scrive il quotidiano La Stampa, non è il solo appello di alta levatura a favore del varo di una compagine ministeriale pentapiddina, quello di Castagnetti, ex segretario del Ppi, che molti interpretano come una conferma che anche al Colle il clima sarebbe di buon auspicio. C’è anche la benedizione di uno dei fondatori del Pd, Romano Prodi, dalle colonne del Messaggero, che fa ruotare le sue argomentazioni intorno al bisogno di stabilità e di credibilità verso i partner europei.

Mi sembra tuttavia che le argomentazioni di questi personaggi di alto livello prescindano dall’oggettiva constatazione del basso livello degli eventuali protagonisti della nuova stagione governativa. Per dirla in breve: Berlinguer bevve, politicamente parlando, il vino sgradevole e duro di Giulio Andreotti piuttosto di assaporare il vino gustoso e aromatico di Aldo Moro, ma entrambi i vini erano doc; Zingaretti, come sommelier assai lontano dalla levatura di Berlinguer, dovrebbe scegliere  tra il vino di Giuseppe Conte e quello di Luigi Di Maio, che, con tutto il rispetto, appaiono come vini da botte, cioè senza qualità; certamente meglio il vino novello dell’attuale premier, che viene da una pigiatura fatta all’antica, rispetto al “nettare dimaiano” piuttosto acido se non insapore, ma siamo sempre in una cantina di serie c.

Il discorso vale anche per i rapporti con l’Europa. Non abbiamo pesi massimi da mettere in campo nell’attuale scuola pugilistica: Giuseppe Conte si è conquistato stima e simpatia a livello europeo, ma basterà? Alle metafore sportive della boxe preferisco le metafore enologiche e ritorno quindi su queste per meglio esprimere il mio modesto parere sui politici attuali così come sopra lasciato intendere.

Una volta mio padre, seriamente provocato, fu costretto a prendere posizione nella storica diatriba fra callassiani e tebaldiani. In una tarda serata estiva fummo fermati da un nostro conoscente, anche lui appassionato di musica lirica. Si rivolse a mio padre e cominciarono a chiacchierare con un gustosissimo dialogo in cui le battute si sprecavano. Ad un certo punto la lingua andò a battere sul dente dolente, vale a dire: è meglio Maria Callas o Renata Tebaldi? Questo il dubbio in cui si dibattevano i melomani.   Mio padre non si poté esimere dall’esporre il suo parere, anche perché il suo interlocutore lo avvolse in una fascia di elogi e di riconoscimenti sulla sua competenza ed esperienza in materia. Ero sinceramente curioso di sentire come se la sarebbe cavata. L’amico in questione provò educatamente a dire che la voce di Maria Callas non era di bella qualità, mentre quella della Tebaldi era una vera e propria voce d’angelo. Mio padre non negò, ma spostò il discorso su un altro piano sostenendo: «Veddot, la Callas in góla l’ àn gh’à miga la vóza, mo un strumént…la pól cantär il pärti legéri, lirichi e dramàtichi, la fa tutt…». La discussione tendeva a proseguire, perché le ragioni della “bella voce” sono effettivamente piuttosto solide e il nostro simpaticissimo amico insisteva su questo tasto. Ad un certo punto mio padre volle concludere con una similitudine: «Vedot, la Callas l’è un bicér ‘d champagne, la Tebäldi l’è un bicér ‘d moscat». Dopo avere virtualmente bevuto questi due bicchieri di vino, la discussione finì. Proseguendo verso casa, mio padre mi chiese: «At capì cme la péns mi?». Sì, avevo capito e oggi posso aggiungere, a posteriori, che sono anche perfettamente d’accordo. E cosa c’entra con l’attuale crisi di governo. C’entra eccome! Anche se i personaggi sulla scena politica di oggi sono ben lontani sia dalla classe smisurata di Maria Callas che dalla bella voce di Renata Tebaldi…