Ora e sempre resistenza

Forse non è soltanto esplosa una crisi di governo, peraltro apparsa all’improvviso come un fiume carsico che correva sotto terra ma di cui si intuiva la inquietante presenza, ma una vera e propria emergenza democratica da non drammatizzare, ma nemmeno da sottovalutare e soprattutto da capire.

Sta prendendo sempre più piede un tentativo di portare il paese in una sorta di regime autoritario, costruito scientificamente, cavalcando populisticamente le paure, le frustrazioni e le incertezze, usando le istituzioni come strumenti tattici e i social media come cinghia di trasmissione dei messaggi, in una società dove elettori ed eletti si confondono persino a livello di linguaggio.

Di fronte a questo pericolo non si può giochicchiare come ha immediatamente cominciato a fare il partito democratico, non si può limitarsi, come ha cominciato a fare Beppe Grillo, a buttare la palla nella metà campo avversaria o addirittura in tribuna, non si può stare a guardare giocando furbescamente di rimessa, non si può sperare che la mongolfiera salviniana si sgonfi automaticamente.

Ci sarebbero effettivamente gli estremi per un rinnovo del patto costituzionale, per un compromesso ai livelli più alti tra le forze politiche di fede democratica, per una ridefinizione ideale e valoriale della politica, per una scossa forte e rigenerante alle (in)sensibilità popolari. Conversando a ruota libera con un’amica mi sono ritrovato ad auspicare un nuovo sessantotto, anzi un centotrentasei.

È in grado il paese di capire e di agire, esistono le figure carismatiche in grado di sollecitare e guidare la riscossa, c’è voglia di risalire la china? Gramscianamente parlando, c’è di che essere razionalmente pessimisti, ma volonterosamente ottimisti. Si è tanto parlato di prima, seconda e addirittura terza repubblica, credo sia giunto il tempo di prefigurare una vera e propria seconda resistenza. Durante il ventennio fascista il primo e immediato atto di protesta e di distinzione era non prendere la tessera del fascio: oggi le tessere sono state sostituite con i messaggi postati sui social e quindi bisogna combattere questa subdola catena di consenso.

Sono discorsi prepolitici, perché la politica sembra impreparata ed inadeguata a contrastare il disegno autoritario, populista e sovranista di cui sopra. Lasciamo perdere i cespugli destrorsi. Occupiamoci per un attimo del M5S e del PD. I grillini sono invischiati fino al collo e i “mortus” lanciati da Grillo sono tardivi, inconsistenti e superficiali. Il partito democratico fa solo tattica, anche piuttosto confusa e divisiva.  Bisogna quindi ripartire dalla prepolitica, da una forte presa di coscienza che non vedo fra i giovani, storicamente, culturalmente e psicologicamente impreparati, fra gli anziani tentati dallo sconforto, fra i poveri incapaci di introiettare le loro povertà.

Sempre conversando con l’amica di cui sopra, mi sono ritrovato concorde con lei nello sperare che ci possano salvare gli immigrati: dalla crisi demografica, dall’evasione lavorativa dei mestieri difficili, dalla recessione economica, dall’appiattimento sociale, dalla ignoranza dei diritti e dei doveri. Forse abbiamo più bisogno di educazione civica noi di loro.