O la minestra politica o la finestra pentaleghista

Dal momento che, un po’ per necessità un po’ per virtù, da tempo immemorabile non faccio vacanze, sto vigliaccamente godendo del fatto che la ormai conclamata crisi di governo stia costringendo tutti gli operatori della politica e dell’informazione a lavorare anche in agosto. Ci voleva la deriva pentaleghista a buttare all’aria le ferie di deputati, senatori, giornalisti, commentatori: i politici lavoreranno, si fa per dire, con lo spettro di perdere il lavoro; i pennivendoli con l’incubo di riposizionarsi in vista di eventuali e probabili nuovi equilibri politici. Lo ammetto: sotto-sotto ci godo, anche se mi rendo perfettamente conto che non è solo questione di ferie, ma c’è in gioco l’avvenire dell’Italia e il lavoro di tanta gente che non ce l’ha o rischia di perderlo.

Salvo improbabili colpi di scena, siamo dunque arrivati al capolinea di una cattiva esperienza governativa: c’è da augurarsi che possa essersi trattato di un male necessario, anche se a furia di mali necessari si è perso di vista l’auspicabile bene. Purtroppo sarà una brutta malattia che lascerà parecchi segni in tutti i sensi e a tutti i livelli, ammesso e non concesso che i malati si rendano conto di essere tali e abbiano la freddezza di curarsi seriamente. Ho molti dubbi, ma spero, anche se non c’è peggior malato di chi non vuol curarsi.

Al momento tutti si esercitano nel prevedere il percorso e lo sbocco che avrà la crisi di governo: mi sembra un inutile gioco. Meglio sarebbe analizzare i motivi della crisi e vedere come se ne possa uscire senza troppi danni diretti e collaterali. Provo al riguardo a fare due riflessioni.

La prima morale della favola pentaleghista è che la politica non si può dribblare con la protesta totale e con l’antipolitica rabbiosa. La politica è necessaria come il pane. Può essere brutta, sporca e cattiva, ma non se ne può fare a meno. Tanto vale affrontarla e viverla seriamente senza correre dietro ai saltimbanchi, ai prestigiatori ed agli illusionisti. Temo che di qui alle prossime elezioni, ormai quasi certe, si scateni una bagarre tale da confondere le idee anche ai più lucidi cittadini. Ai pericoli insiti nel voto anticipato si aggiungono quelli di un voto stralunato. Gli italiani hanno sempre trovato nei momenti più difficili risorse insperate e qualità nascoste. Speriamo succeda così.

La seconda morale riguarda la regola che le difficoltà si superano allargando la visuale,  volando alto e non ripiegando sugli egoismi, sui particolarismi, sulle paure, sulle oltranzistiche difese. In questi ultimi tempi siamo stati indotti dai governanti a chiuderci in un guscio pseudo-protettivo. I problemi esistono, ma non si affrontano con l’egoismo sistemico. Se in una stanza si fatica a respirare perché manca l’ossigeno, non si può rimediare sbattendo fuori dalla porta gli ospiti sgraditi, ma solo spalancando le finestre e poi si potrà anche ragionare sulle regole di convivenza.

L’agosto 2019 passerà probabilmente alla storia come il mese più caldo della politica italiana: quando è troppo caldo si rischia di stare male, di non avere voglia di niente, di essere nervosi e inconcludenti. C’è bisogno di un po’ di aria fresca: l’aria di una convivenza civile rasserenata, di un dibattito politico costruttivo, di una democrazia riscoperta e rinnovata. Aiutiamoci che il ciel e Mattarella ci aiutano.