Fuori controllo e fuori programma

Ho tirato, da italiano che ama l’Italia e l’Europa e desidera un futuro migliore per tutti, un respirone di sollievo alla notizia che, almeno per un po’ di tempo, non partirà nei confronti del nostro Paese la ventilata procedura di infrazione da parte della Commissione Ue. Come si suole dire, siamo fuori dal letto, ma ciò non significa la guarigione dalla malattia che tortura i nostri conti pubblici.

Mi ha sinceramente fatto sorridere l’orgogliosa reazione del premier Giuseppe Conte che ha dichiarato (testuali parole): «L’Unione Europea premia la nostra serietà, l’Italia è un Paese credibile».  C’è un simpatico modo di dire dialettale parmigiano (non ne conosco l’origine storica) che viene usato per ridimensionare le esagerazioni in tutti i campi: “Cala Tèlo”. Non ho idea chi fosse questo Tèlo e allora cambio la sferzante chiosa in: “Cala Giusêpp” (non so se l’ho scritto bene).

Di punto in bianco non hanno vinto la nostra serietà e credibilità, ma ha salvato il salvabile un rigurgito di ragionevolezza e di diplomazia. In questo improvviso risveglio alla politica del buonsenso ha pesato in modo determinante l’azione del Presidente della Repubblica, al quale va riconosciuto un autentico miracolo nel portare a miti consigli i contendenti e nel mettere in primo piano la capacità economica del Paese nonostante tutto. Meno male che c’è Mattarella a imporci di essere seri per essere credibili.

Poi c’è stata la solita fanfaronata salviniana: «Ne ero certo, bene. Adesso proporrò al governo di accelerare sulla manovra per l’anno prossimo. Con la flat tax, ovviamente, che resta in camp, senza dubbio». Il mio bravissimo insegnante di italiano e storia interrogava gli allievi impostando con essi un ragionamento anziché adottare il solito secco e insignificante “botta e risposta”. Capitava che, ad un certo punto del discorso, l’interrogato andasse per la tangente tirando conclusioni errate, al che il professore sconsolatamente commentava: «Rovinato tutto!». Continuando nelle similitudini scolastiche ricordo come a volte l’interrogato, aiutato dalla pazienza e bontà del professore, uscisse, per gentile concessione, dal guado, ma, volendo orgogliosamente strafare, aggiungesse qualche sua parola, rischiando di compromettere definitivamente l’esito dell’esame. In quei momenti è molto meglio tacere e sperare bene.  Quanto dovrebbe fare Matteo Salvini, che, peraltro, se tacesse, non sarebbe più lui: troppa grazia sant’Antonio!

Il bello però verrà in futuro. Sì, perché è pur vero che i nostri conti pubblici non sono più, almeno per ora, sotto stretto controllo della Ue, ma il problema è che i nostri conti sono fuori dal nostro controllo. Sembra uno scioglilingua. Tutti parlano del redde rationem della legge finanziaria per il 2020: la polvere ficcata sotto il tappeto uscirà e la dovremo raccogliere. Non voglio guastare la festa al governo, ai mercati, al Paese tutto, ma non illudiamoci, perché, come ben sappiamo, il medico pietoso (la Ue a consulto con Mattarella) potrebbe fare la piaga puzzolente. Curiamoci, controlliamoci, non pensiamo di essere guariti.