Un solista nel coro

Per molti anni il presidente della Repubblica è stato un silente e impenetrabile notaio impegnato sotto traccia a garantire il corretto funzionamento delle istituzioni. Da Sandro Pertini in avanti è diventato anche l’interprete principale del sentimento nazionale, presente nelle situazioni e nei passaggi della vita del Paese, nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, ma costantemente impegnato a fianco della Repubblica.

Sergio Mattarella sta incarnando alla perfezione il suo ruolo con uscite pubbliche tempestive e mirate, con un discreto lavorio di suggerimento e di appoggio, collocandosi non tanto al di sopra delle parti, ma in mezzo alle parti, senza paura di sporcarsi le mani e senza false equidistanze. In questi ultimi giorni ho apprezzato tre suoi interventi, così diversi ma così uguali nei loro intendimenti: la denuncia della inammissibile e sconcertante situazione del Consiglio Superiore della Magistratura; la partecipazione all’evento culturale e spettacolare dell’Aida all’Arena di Verona in ricordo del grande Franco Zeffirelli; l’appello inviato al Cio in vista della scelta della sede olimpica invernale del 2026. Istituzioni, cultura e sport: tre fili conduttori della società democratica italiana.

Quanto alla delegittimazione della magistratura derivante da vicende assai poco edificanti di intrecci tra giudici e politici, si è lasciato addirittura impunemente lambire dal gioco al massacro, preoccupandosi non tanto di difendere la propria immagine, ma di garantire la tenuta istituzionale del potere giudiziario e con esso di tutta l’impalcatura repubblicana. Un invito perentorio e credibile a voltare pagina ed a pulire procedure e funzionamento della giustizia.

Il giorno stesso in una splendida serata di spettacolo ha voluto partecipare all’omaggio reso a Franco Zeffirelli, assistendo all’inaugurazione della stagione lirica areniana, apertasi con una edizione di Traviata firmata dallo scomparso scenografo e regista e diretta da un grande musicista qual è Daniel Oren. Un chiaro messaggio di contemplazione e di valorizzazione della vita culturale italiana proprio in un momento di grosse difficoltà economiche e di rischiose conflittualità sociali.  Il mio indimenticabile amico Gian Piero Rubiconi, senza avere intenti megalomani e spendaccioni, riteneva che la cultura, la musica in particolare, fosse una opportunità imprescindibile anche e soprattutto nei periodi di crisi: «Proprio quando l’economia va male è il momento di investire nella cultura, per fare argine alla crisi che trascina in basso i valori e per stimolare i consumi di prodotti che non si logorano nel tempo».

A distanza di pochi giorni ecco giunta al culmine la competizione della cordata Milano-Cortina per ospitare le olimpiadi invernali 2026. Un intervento video, un vero e proprio sintetico capolavoro di diplomazia e di orgoglio nazionale. Lo sport vissuto come opportunità di crescita culturale, sociale ed economica, come occasione unificante nella vita del Paese, come momento di apertura alla vita del mondo intero.

Mattarella sta snocciolando lezioni di stile, sta riportando ordine nella confusione, unità nella divisione, serietà nella irresponsabilità, riservatezza nella sfrontatezza, compostezza nella frivolezza. Gli italiani lo capiscono, è l’unico personaggio che riesce a farli ragionare mettendo in campo tutta la sua credibilità di uomo, di politico e di rappresentante delle istituzioni. Non so se abbia in testa un disegno, ma mi spaventa comunque il dopo Mattarella.