Le rughe burocratiche del potere locale

La sinistra in Emilia- Romagna ha governato per molti anni a livello regionale, provinciale e comunale, accumulando molti meriti, ma mettendo in rilievo anche un grave difetto. I pregi sono riassumibili nella capacità di favorire la strutturazione della società nei rapporti tra pubblico e privato, di promuovere la strutturazione del settore privato, nel configurare percorsi strutturalmente esaustivi per i cittadini nella vita delle loro comunità civiche. Strada facendo, questo indiscutibile pregio ha rischiato di diventare un brutto difetto, nella misura in cui la strutturazione ha scantonato nella burocratizzazione, dando l’impressione, ma anche la quasi certezza, di voler ingabbiare tutto in una sorta di paralizzante schema di stampo socialista calato dall’alto, piuttosto emarginante e ingessante.

In questa regione rossa le cose hanno indubbiamente funzionato meglio che altrove, ma alla lunga il buongoverno si è trasformato in una camicia di forza per certi versi insopportabile o addirittura asfissiante. Ho colto una battuta di commento ai recenti risultati elettorali, per certi versi clamorosi, nel comune di Ferrara, in cui il leghista Alan Fabbri ha vinto al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra Aldo Modonesi, pronunciata non so bene da chi: “Quelli di prima hanno perso perché non hanno saputo riconoscere i loro errori. Avrebbero fatto meglio a frequentare di più i bar”. Probabilmente la battuta di cui sopra è dello stesso neo sindaco, che infatti dichiara: «Mi hanno sempre attaccato perché facevo campagna elettorale nei bar e nei mercati, ma secondo me sono loro che si sono distaccati dalla realtà. Continuerò a starci anche adesso che sono stato eletto». Loro sono quelli della sinistra, che hanno governato la città ininterrottamente per 73 anni. Il nuovo che avanza è piuttosto variegato e inquietante e si rispecchia propria nella cultura da bar con tutte le sue pesanti stranezze, ma anche con tutte le sue simpatiche spontaneità.

In molti sostengono che la sinistra contrapponga al popolare bar l’aristocratico salotto: non è tanto questione di élite culturali inchiodate alla gestione del potere, ma di presuntuosa, asfissiante e paralizzante impostazione politica. Non consiglio a nessuno di frequentare assiduamente il bar della politica leghista, ma posso capire la stanchezza del vivere in una gabbia dorata.

L’attuale vicenda elettorale ferrarese ha molti punti in comune con la disfatta della sinistra parmense negli anni novanta: perse il comune e da allora non è più riuscita a risalire la china inanellando una serie interminabile di errori. In quel tempo a chi mi invitava, direttamente o indirettamente, a rompere la gabbia rispondevo che non avrei mai votato a destra, nemmeno se la sinistra avesse candidato sindaco Adolph Hitler…Sono ancora convinto di questa radicale e irreversibile scelta di campo, a volte mi scandalizzo delle virate elettorali di gente tradizionalmente legata alla storia della sinistra, che improvvisamente e provocatoriamente passa dall’altra parte. Ciò non toglie che bisogna sforzarsi di capire il perché e il per come la gente fa certe scelte. Non so se la sinistra per ricuperare credibilità debba mettersi a frequentare i bar e i mercati col rischio di perdere la faccia assieme al suo patrimonio ideale e culturale.

Un bagno di umiltà però non farebbe male. L’aria nelle stanze di certo potere locale in mano alla sinistra è un po’ viziata: non basta screditare l’aria che tira in altre stanze, bisogna avere il coraggio di aprire porte e finestre per ascoltare. I due temi principali su cui cimentarsi sono l’immigrazione e la sicurezza sforzandosi di fare proposte equilibrate e significative: il fenomeno migratorio va governato non certo coi muri; la sicurezza dei cittadini va difesa non certo con la licenza d’uccidere. Sono argomenti di livello nazionale che influiscono anche sulle realtà locali. E poi basta con questa smania di strutturare e burocratizzare un po’ tutto: la politica non è un supermercato dove si trovano tutti i prodotti possibili e immaginabili. Lasciamo alla gente la possibilità di scegliere il negozio e i prodotti socio-economici da comprare.