I bot…ti di fine governo

Quando le cose vanno molto male, spesso l’unica arma di difesa diventa la “ridicolizzazione” dei problemi, nella speranza di sdrammatizzarli, snobbandoli, ridendoci sopra. Che le cose in Italia vadano piuttosto male è del tutto evidente: è però un malessere strano, che grava su molti che soffrono, che grava anche su chi non se ne rende conto salvo aprire gli occhi improvvisamente, che risparmia quelli che più gridano e si agitano pensando di essere i più tartassati, che spinge parecchia gente a rifugiarsi nelle più strampalate diagnosi e nelle più implausibili ricette.

L’ultima ricetta è quella dei bot di piccolo taglio, una sorta di carta straccia con cui lo Stato pagherebbe i creditori e con cui i detentori pagherebbero lo Stato, in un assurdo circolo monetario vizioso e inconcludente, se non dannoso. Sembrerebbe una barzelletta se addirittura Mario Draghi non si fosse sentito in dovere, in tono educatamente sprezzante, di stracciare questi titoli indefinibili ben prima che vengano emessi: non sono né carne né pesce, né moneta né titolo di debito, sono la fantasia demenziale di un governo alla frutta.

Quando si arriva a questi punti o si è alla disperazione o ci si rifugia nel mondo dei sogni. Lo stesso presidente del consiglio nonché il ministro dell’economia appaiono in evidente difficoltà alle prese con questo lancio pazzo, con questa voce dal sen fuggita, difficilissima da richiamare. Miglior assist agli ipotetici detrattori dell’Italia non si potrebbe fornire. Pensiamo al tanto vituperato establishment della burocrazia europea: si saranno chiesti se il nostro Paese stia impazzendo dietro le elucubrazioni pentaleghiste. E i mercati finanziari avranno avuto un riflesso condizionato: se vogliono affiancare ai titoli del debito pubblico la circolazione di titoli fasulli forse vuol dire che la finanza pubblica italiana è guidata dagli straccivendoli. E i partner europei del nord e del sud, di destra e sinistra ci relegheranno nel cortiletto dove si gioca a monopoli e a tombola.

L’unica speranza è che ormai si tratti degli ultimi fuochi artificiali che fanno molto rumore e poco spettacolo. Non vorrei però che succedesse come a mia madre. Aveva una sua amica gravemente ammalata e ricoverata in ospedale dove veniva amorevolmente accudita da una generosa e disponibile persona. Non riuscendo ad avere notizie aggiornate e non volendo fare imperdonabili gaffe, ripiegò nel chiedere un aggiornamento della situazione a quella persona che vegliava al capezzale dell’amica. Questa rispose laconicamente: “Cosa vuole…ormai è questione di ore…”. Di fronte ad una simile sentenza mia madre rimase ammutolita e non approfondì il discorso. Cosa successe? L’amica guarì, campò molti anni, morì di tutt’altra malattia e dopo parecchio tempo dalla morte della persona che aveva sputato, seppure in buona fede, quella precipitosa sentenza.

Forse sto anch’io incautamente gettando, come si suole dire, le briciole dietro al governo giallo-verde, sempre più giallo di rabbia dissimulata e verde di provocante soddisfazione.  Magari il governo sopravviverà per parecchio tempo. Magari morirò prima io. Tutto lascerebbe supporre la fine imminente dopo gli ultimi respiri affannosi dei sottosegretari Borghi e Giorgetti, il duo “Borghetti”, come è stato immediatamente ribattezzato. Sarà una manovra per depistare gli osservatori? Anche questo, nel clima politico in cui viviamo, è possibile. Umberto Bossi voleva pulirsi il sedere con la bandiera tricolore, il suo successore Matteo Salvini ci propone di pulircelo con i bot-carta igienica. Speriamo che non ci succeda come a Federico Barbarossa. Si racconta che in quel di Parma gliene capitò una bella: finito in un prato segato, dopo avere abbondantemente defecato, si pulì il sedere con le ortiche, maledicendo Parma e la sua erba che pizzica il cul.