L’aria della lettera

Una regola semplicistica, ma non assurda, vuole che ad una politica di sacrifici e di rigore serva un governo pilotato dalla sinistra, mentre ad una politica espansiva e di sviluppo sia necessario un governo guidato dalla destra. Dopo le elezioni politiche del 2018 per non sbagliare ci si è rifugiati nell’equivoco varando il governo giallo-verde, un po’ (tanto) di destra e un po’ (poco) di sinistra. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Il giochino ha tenuto (?) per un anno circa, poi la situazione economico-finanziaria, l’elettorato italiano, l’Unione europea hanno scoperto gli altarini e messo alle strette il governo tra necessità di rigore e voglia di beneficenza sociale.

L’equivoco è emerso in tutta la sua evidenza con la stesura della lettera di risposta ai chiarimenti richiesti all’Italia dalla Ue in merito al rispetto dei parametri di bilancio, con particolare riguardo all’entità del debito pubblico rispetto al Pil. L’imbarazzo è lampante. A Tria viene chiesto di fare il mago o il prestigiatore: garantire il controllo del debito senza rinunciare a spendere o addirittura a spandere. Come si può contenere l’indebitamento in un periodo di stagnazione dell’economia senza ridurre le spese o aumentare le entrate?

Sul fronte delle entrate non si vuole l’aumento dell’iva, non si prende nemmeno in considerazione l’innalzamento delle imposte dirette, si continua addirittura ad insistere sull’appiattimento delle tasse diminuendole significativamente almeno per i percettori di reddito medio-basso, mentre la lotta all’evasione fiscale è stata accantonata perché non la si crede possibile.

Dalla parte delle spese si vuole mantenere una linea “assistenziale”, peraltro assai discutibile negli effetti concreti, fatta di sostegno a chi non ha la possibilità di lavorare, di maggiore facilità pensionistica, di sostegno alle famiglie, etc. etc. Nessuno parla più di lotta agli sprechi: troppo difficile e dolorosa per una finanza pubblica burocraticamente fuori controllo.

Probabilmente nel tentativo di quadrare il cerchio ci sarà stato un valzer di bozze di lettera in risposta a Bruxelles (con tanto di fuga di notizie e di polemica): difficile dire tutto e niente e il ministro Tria ci ha provato. Non so se in Europa la berranno, se i mercati finanziari la sopporteranno, se la situazione generale potrà tenere ancora a lungo in questo clima di incertezza.

Se si rinuncia a fare politica con scelte serie e oculate, andando avanti a vanvera, non resta che penalizzare i più deboli (succede sempre così) oppure picchiare duro sui ricchi (?) varando una imposta patrimoniale a cui molti pensano e di cui nessuno osa parlare. Personalmente sono rassegnato: prima o poi toccheranno la mia modesta pensione o tasseranno il mio modesto patrimonio. È gettata la mia sorte!

In diverse opere liriche i drammi si consumano scrivendo lettere con l’accompagnamento di arie meravigliose e commoventi: certamente il ministro Tria avrà avuto il suo daffare nel rispondere per iscritto alle richieste europee; politicamente parlando forse avrà pianto, mentre i maggiorenti politici del governo continuavano a (s)parlare. Se il pianto di Tria è virtuale, andando avanti di questo passo quello degli italiani sarà reale. Ma va bene così: chi è causa del suo mal pianga se stesso.