La fuga senza amante

Gli inglesi sono i padri del calcio e attualmente lo stanno onorando a livello europeo con ben quattro squadre a contendersi le finali delle coppe continentali: al di là del risultato eclatante bisogna ammettere che lo hanno raggiunto esprimendo un gioco spettacolare e coinvolgente come poche volte si è visto. Onore al football, che ritrova nella sua patria la verve che i tatticismi e gli affarismi gli avevano progressivamente tolto.

Gli inglesi, se la storia non mi tradisce, sono anche tra i padri della democrazia politica, almeno come noi la intendiamo. Possiamo andare al 1200. Ebbene, certamente non la stanno rispettando e onorando: ne stanno facendo una penosa parodia. Prima decidono la brexit, poi non riescono a concretizzarla dignitosamente, poi qualcuno pensa addirittura di fare marcia indietro, poi non si capisce cosa voglia fare il parlamento, che vota contro tutte le soluzioni architettate per uscire dalla porta di servizio, poi vanno a votare per mandare i propri parlamentari a Strasburgo, a prendere in giro l’Europa e gli Europei, poi trovano il capro espiatorio, Theresa May, e la costringono alle dimissioni. Una vergognosa pantomima che con la democrazia non ha neanche una lontana somiglianza.

Aveva ragione da vendere il presidente della Repubblica Sandro Pertini quando affermava che “gli italiani non sono né primi né secondi a nessuno”. Sono curioso di vedere come andrà a finire questa telenovela brexitiana. Gli inglesi hanno fatto una frittata e non lo vogliono ammettere: la questione è che, in un modo o nell’altro, questa frittata rimarrà anche sul nostro stomaco. Siamo legati a livello internazionale e gli schizzi arriveranno sicuramente anche da questa parte della Manica.

Ricordo un mio carissimo amico la cui unione coniugale era andata improvvisamente in crisi. Capiva che sua moglie stava prendendo un granchio e non la colpevolizzava più di tanto. Era disposto, dall’alto della sua acritica magnanimità maschilista, a passare sopra a un imbarazzante vicenda di adulterio, purché la moglie cucinasse una grande torta di riconciliazione, dopo la frittata della precipitosa rottura. Non ci fu verso e il matrimonio naufragò. Per gli inglesi scatta l’orgoglio brexitiano, anche se sono convinto che gran parte di loro sappiano di aver commesso una grande cavolata. La torta la stanno cucinando, non per rientrare nella Ue, ma per fare indigestione di brexit.

Che Teresa May non fosse Winston Churchill lo avevamo capito. Che non avesse gli attributi di Margaret Thatcher era altrettanto noto, ma scaricare su di lei le colpe collettive di una vicenda a dir poco squallida… Che l’Europa non sia la panacea di tutti i mali, lo sappiamo benissimo. Che debba essere riformata in senso federale così come era stata pensata dai suoi ideatori e pionieri è altrettanto noto. Ma scappare è una decisione senza capo, cioè scriteriata, ma con la peggior coda possibile di nefaste conseguenze per tutti.

Se mia madre usava mettere stucchevolmente in discussione le proprie scelte matrimoniali, dicendo: “Sa tornìss indrè…”, mio padre la stoppava immediatamente ribattendo: “Mi rifarìss còll ch’ j ò fat, né pu né meno”.  E giù a ridere ironicamente delle ipotetiche fughe con l’amante, con i due che scappano e cominciano a litigare scendendo le scale: della serie la famiglia ed il matrimonio sono una cosa seria. Con chi sta scappando l’Inghilterra? Con Trump? È addirittura una fuga senza amanti, in cui i fuggitivi stanno litigando tra di loro a più non posso. Tutta da ridere o da piangere. Della serie l’Europa e la Ue sono una cosa seria, nonostante gli inglesi.