La sommossa delle coscienze

Un napoletano dichiara: “Situazione drammatica, servono militari e sommossa popolare”. Lo ha detto ai microfoni di una televisione sull’onda emotiva del dopo raid di stampo camorristico, che ha causato il ferimento di una bimba di quattro anni ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale Santobono. Ha sicuramente interpretato un senso comune di ribellione al clima di paura e insicurezza esistente nella città campana, che ha raggiunto livelli pazzeschi.

La guerra tra clan camorristici impazza.  Chi di fronte a questi scontri cruenti non si è lasciato andare a pensare che possa essere paradossalmente un bene che i camorristi si ammazzino fra di loro? Una sorta di sfoltimento automatico delle file delinquenziali, una specie di fuoco amico che sgombra parzialmente il campo. Reazione cinica. Purtroppo però la camorra non è una sfida pseudo-cavalleresca tra gli addetti ai lavori, ma è un sistema sociale, uno stile di vita che coinvolge tutti in un modo o nell’altro: chi accetta di entrare in questo schema di vita, chi sta a guardare e finge di non vedere, chi ha il coraggio di ribellarsi, chi si trova senza arte né parte in mezzo alla bagarre.

La camorra è radicata, infiltrata, collegata, inserita nella società: non si può quindi pensare di farle guerra mobilitando l’esercito. Contro chi? Contro cosa? Forse è proprio quel che desiderano i camorristi, perché in una sorta di guerra totale di tutti contro tutti pensano di poter prevalere legittimandosi ulteriormente e imponendo il loro ordine. Le mafie non esitano ad alzare il livello dello scontro: hanno tutto da guadagnare da un clima di disordine generale. Ecco perché, a mio avviso, la richiesta di un intervento massiccio dell’esercito è comprensibile, ma irrazionale e fuorviante.

Veniamo alla seconda richiesta, peraltro nettamente contraddittoria rispetto alla prima: la sommossa popolare. Bisogna capire cosa si intende per sommossa. Se pensiamo ad un tumulto popolare contro il governo o il potere costituito, cadiamo in una trappola e facciamo un piacere alla camorra che saprà immediatamente ed efficacemente inserirsi nel gioco per strumentalizzarlo a proprio favore. Non è successo così con la sommossa di Reggio Calabria del 1970 per protestare violentemente contro il trasferimento del capoluogo regionale a Catanzaro?

Storicamente parlando la politica e le istituzioni (dagli Usa a certi governanti italiani, dalla Chiesa a certe forze politiche di destra estrema) si sono illuse di strumentalizzare le mafie contro ipotetici nemici esterni, che si potevano chiamare soprattutto comunismo. Questa fase di coesistenza al limite del collaborazionismo sembra essere finita, anche se permangono collegamenti sotterranei con parecchi gangli vitali a livello pubblico e parecchie tolleranze a livello privato. Parlare di sommossa vorrebbe dire fare un passo indietro per ributtare confusamente il potere nelle braccia della criminalità organizzata, facendo un colpevole sgarbo a quanti hanno dato la vita per portare le istituzioni fuori dai recinti mafiosi.

E allora? Se di sommossa o rivolta si vuol parlare bisogna fare riferimento a quella delle coscienze che sappiano rifiutare ogni e qualsiasi compromissione col sistema mafioso. Se si vuol proprio invocare un esercito, deve essere quello delle forze democratiche che sappiano liberare definitivamente e irreversibilmente le istituzioni e la società dalla piovra mafiosa. Coscienza e politica: un benefico e imprescindibile connubio. Solo in questo rinnovato quadro culturale e politico possono avere un senso la mobilitazione delle forze dell’ordine e l’impegno a controllare il territorio.

In cauda venenum. Pensiamo a una cattiva e amara barzelletta, dal sapore vagamente razzista, provocatoria al punto giusto, che ha per protagonista una simpatica vecchietta su un autobus a Napoli. Ad un certo punto si crea un certo subbuglio, la gente si muove preoccupata, qualcuno vuole scendere. Alla fine tutto è chiaro: c’è stata una rapina… La donna tira un respiro di sollievo e confessa alla sua amica: «Meno male, avevo paura che fosse salito il controllore!». Sarebbe oltretutto importante che quel sanguigno signore, che invoca esercito e sommossa, si mettesse d’accordo con questa sua ipotetica concittadina.