Raggi x Raggi x M5S

Nell’Italia del dopoguerra lo Stato ha salvato molte cose di pubblica (?) utilità: enti, aziende, personaggi, etc. etc. Oggi sarebbe la volta del comune di Roma sull’orlo di una crisi finanziaria, funzionale e politica. Non c’è verso di riportare ad una gestione accettabile la disastrata capitale.

Parto dall’esempio della raccolta dei rifiuti. Possibile che i cittadini romani non siano capaci di prepararli ed esporli in modo corretto? Possibile che non si riesca ad effettuarne la raccolta in modo sistematico? Possibile che non si possa programmarne lo smaltimento? Si fa abbastanza bene a Parma, perché non a Roma? Temo che la risposta  coinvolga troppi soggetti e il loro scarso impegno: manca evidentemente quel minimo senso civico nei cittadini che consenta di salvaguardare un minimo di pulizia e di decoro delle strade; manca la voglia di lavorare dei dipendenti pubblici e privati addetti alla raccolta; manca la capacità organizzativa per un servizio essenziale; manca la serietà e la qualità degli amministratori pubblici comunali e municipali nonché la professionalità dei dirigenti degli enti preposti a tale servizio. Una catena assurda di inefficienza e menefreghismo che si sta ripercuotendo sui conti e sull’immagine dell’Italia.

Non nutro antipatia personale verso la sindaca Raggi (mi ispira tenerezza), non sono prevenuto rispetto alla sua sindacatura (capisco le difficoltà), tuttavia ogni giorno nasce uno “scandaletto”, mentre la città, a detta della stessa sindaca, è fuori controllo e i cittadini, quando aprono la finestra, vedono cacca. E allora? Deve intervenire il governo con aiuti finanziari a sostegno di un comune in gravissime difficoltà? Se nel frattempo fossero state messe in atto tutte le procedure possibili e immaginabili per sanare la situazione, sarei possibilista. Il ragionamento non è tanto quello di Salvini: “O tutti o nessuno, in democrazia funziona così. Non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B, Il tema è l’equità, Perché bisognerebbe favorire Roma?”. Rispunta in casa leghista lo storico e propagandistico “Roma ladrona”. Rischia di scaricarsi su Virginia Raggi l’ira salviniana e su Roma lo scontro politico incalzante fra leghisti e pentastellati: “Salvini chiede le mie dimissioni per coprire Siri. Se mi dà felpa da ministro, sgombero Casapound”.

Il ragionamento è: aiutati che il governo ti aiuta! L’amministrazione comunale romana non si aiuta e quindi non può pretendere l’aiuto dal governo. Lo stanziamento a favore della capitale ha tutta l’aria di un grazioso omaggio piuttosto che di un ragionato sostegno. Non si possono concedere fondi a scatola chiusa: si faccia una precisa ed approfondita indagine prima di decidere sul cosiddetto Salva-Roma. Tutti sanno come sia inutile o addirittura controproducente aiutare chi è sull’orlo del fallimento. Voglio sperare non sia il caso di Roma, ma lo appurino e poi decidano a ragion veduta.

Oltretutto sulla solidità del governo il vicepremier leghista rassicura: «No, no, abbiamo troppe cose da fare quindi figuriamoci se la Lega abbia voglia di far saltare tutto questo». Quindi nessuna strumentalizzazione contro i grillini e la loro irrinunciabile sindaca. Ho qualche serio dubbio, ma il rischio non è la crisi di governo provocata dal detonante comune di Roma, ma che si trovi una mediazione purchessia per continuare ad amministrare male la capitale e governare male l’Italia. Con tanto di placet degli elettori frastornati, becchi e bastonati.