L’autocaricatura governativa

Un predicatore e teologo statunitense, James Freeman Clarke, nel 1800 diceva: “Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione. Un politico pensa al successo del suo partito; lo statista a quello del suo Paese”. Allo stupendo aforisma, che alcuni (giustamente) collegano al pensiero degasperiano, i partiti, protagonisti di questa stagione e sostenitori dell’attuale governo giallo-verde o pentaleghista come dir si voglia, hanno apportato una variante peggiorativa per la classe politica: anziché alle prossime elezioni, guardano ai sondaggi e su quelli impostano la loro lungimirante azione.

Se si passano rapidamente in rassegna i provvedimenti adottati o adottandi da Lega e M5S, si riscontrano misure che vanno dal demagogicamente emblematico al trucemente simbolico, prive di effetti concreti nel breve, medio e lungo termine. In campo economico sull’altare degli effettacci populistici del reddito di cittadinanza e del prepensionamento legalizzato si sacrificano sviluppo ed occupazione: mentre il portafoglio piange per l’andamento economico piatto e preoccupante, il governo fa il solletico alla gente inducendola alla risatina isterica.

Nel tanto chiacchierato e contrastato discorso sull’immigrazione ci si limita a usare il cotone emostatico della chiusura portuale, mentre l’emorragia prosegue con i suoi toni drammatici e inquietanti. Sul tema della sicurezza si sbandiera una illusionistica riforma della legittima difesa e ci si accontenta quindi di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.  Il discorso vale per la castrazione chimica per combattere le violenze sessuali.

L’enorme problema della fiscalità viene affrontato all’insegna della promessa della “flat tax”: paghiamo meno tasse alla faccia dell’evasione clamorosamente presente e del debito pubblico che ci sovrasta. Per i corrotti e corruttori basterà alzare il cartellino rosso di un daspo per eliminare la piaga che incide pesantemente sulle casse erariali. Per rimettere in moto l’economia ecco spuntare la bacchetta magica del decreto sblocca-cantieri: il giorno dopo partiranno i lavori e migliaia di persone troveranno lavoro.

Forse sto esagerando, ma penso risulti chiaro il concetto da cui sono partito: il governo pur di ottenere immediati consensi è disposto ad offrire una coordinata e continuativa auto caricatura di se stesso. Diventa quindi difficile anche fare opposizione: o ci si mette sullo stesso piano della sondaggistica rincorsa dell’epidermico consenso o si sposta il confronto sui problemi reali e sui tempi adeguati a soluzioni effettive. Bisogna rifasare i tempi della politica con quelli dei problemi della società, diversamente non si può nemmeno discutere nel merito dei provvedimenti legislativi ed amministrativi, perché sono soltanto fumo,  proveniente da due diverse ciminiere, che finisce negli occhi di chi non vuol vedere. Non pretendo che il Parlamento diventi una sorta di “Camera degli statisti”, ma nemmeno che resti il “pirlamento” dei prestigiatori e degli illusionisti.