Greta Sgarbo

I bambini prodigio, forse ad eccezione del solo Mozart, sono destinati a durare lo spazio della loro fanciullezza, dopo di che rientrano nella normalità con un pizzico di nostalgia e delusione. Anche il fenomeno Greta Thumberg passerà probabilmente sulle nostre teste come una meteora, ma non pretendiamo troppo da una ragazzina prestata alla contestazione politica.

Sono già in atto due atteggiamenti per neutralizzarne la portata critica. Da una parte c’è il rischio dell’omologazione, vale a dire dell’applauso da parte dei contestati: “bene, brava, bis”, ma passata la festa gabbato lo santo e noi continueremo come se niente fudesse a fare i cavoli nostri. Questa reazione è favorita dal clamore mediatico su cui si basa l’azione di Greta (non potrebbe essere diversamente), che tende a trasformarla in una sorta di eroina ecologica in linea con quelle che in tutti i tempi hanno riempito le cronache ma non hanno fatto la storia. Dal papa ai capi di stato tutti a vezzeggiarla, salvo continuare come e peggio di prima: qualche timido sussulto reattivo lei lo sta dimostrando usando parole forti che non si addicono alla dolcezza della sua immagine, ma che lasciano intendere una convinzione decisamente interessante.

Dall’altra parte c’è il tentativo di svaccare il tutto seppellendolo sotto la sabbia della genericità al limite del qualunquismo e sotto la coltre della teoria che fa solo il solletico alla realtà. In poche parole qualcuno ha fotografato la contestazione innescata da questa ragazzina, passando dal cretinismo al “gretinismo ecologico” a significare la cifra velleitaria e penosa di una battaglia contro i mulini a vento. Qualcosa di vero esiste anche in questa reazione: i problemi ecologici, affrontati in una chiave concreta, riservano problemi che vanno ben oltre le sparate globalizzanti e apocalittiche.

E allora? In un modo di dire dialettale si afferma causticamente: “la ragión la’s dà ai cojón”. Attenta quindi Greta: ti vogliono elegantemente far passare da visionaria. La tua è una contestazione pacifica e quindi non fa paura. Purtroppo nel mondo si esorcizzano le proteste violente (vedi i gilet gialli francesi) con le quali tuttavia bisogna fare qualche conticino, ma non si prendono nemmeno in considerazione quelle miti. Da parte tua però devi sforzarti di concretizzare il discorso su qualche punto preciso per non perderti nella nebbia. I grandi pensatori, che hanno promosso forti contestazioni pacifiche, si sono sempre agganciati a questioni precise anche se molto importanti e di portata generale. La storia si fa così. Non so come andrà a finire, non lo sai neanche tu, ma proponiti di lasciare un segno concreto di cambiamento e non una scia come quelle di condensazione degli aerei, che si disperdono e sfumano nell’aria: qualcuno dice addirittura che sono pericolose e potrebbe succedere anche a te di avere critiche di questo genere.