Le Wanda Osiris del pallone e della politica

Sono due i tormentoni che rovinano il sonno degli italiani: la questione Tav e il caso Icardi. La Torino-Lione rischia di far cadere il governo mandando a casa Conte, Di Maio e Salvini; l’aventino icardiano rischia di rovinare la stagione calcistica dell’Inter mandando a casa Spalletti. La vicenda dell’alta velocità sta portando nel ridicolo il nostro paese, la penosa situazione dell’attaccante sta coprendo di ridicolo una delle più blasonate squadre di calcio.

Esistono analogie fra le due traversie? Molte. Entrambe si giocano al di fuori della loro sede propria: la Tav che fa riferimento ad un trattato internazionale non viene discussa in Parlamento, ma in precari summit tra occasionali esponenti di (non) governo; la posizione di Mauro Icardi non viene affrontata sul campo in base al rendimento del calciatore, ma in assurdi conciliaboli tra Wanda (Osiris) Nara e Giuseppe Marotta neo amministratore delegato dell’Inter. Entrambe si situano nell’ambito delle tifoserie: sì-tav no-tav, sì Icardi no-Icardi. Entrambe tengono banco a livello mediatico: non si può parlare di politica senza fare riferimento all’alta velocità, non si parla di calcio senza chiedersi come andrà a finire la vertenza tra l’Inter e il suo prestigioso e riottoso attaccante. Entrambe si dovrebbero sbloccare o rompere da un momento all’altro, mentre invece tengono tutti da tempo col fiato sospeso. Entrambe vanno alla ricerca di dati confortanti: la differenza costi benefici da una parte, la differenza reti dall’altra. Entrambe comportano grosse cifre che vengono discusse come se si trattasse di noccioline. Entrambe riguardano la presenza dell’Italia in Europa: quella socio-economica e quella calcistica. Entrambe rischiano di deviare l’attenzione dai veri problemi: la tav copre la crisi evidente di un governo inetto e inadeguato, l’assenza di Icardi fa da paravento al comportamento di una squadra che sta fallendo o addirittura ha già fallito gli obiettivi che si era preposti. Entrambe riguardano un contratto: il contratto di governo che prevede una non meglio precisata revisione del progetto ferroviario, il contratto di un calciatore la cui moglie-procuratrice vorrebbe rivedere al rialzo il compenso nonostante il basso profilo da cannoniere del marito. Entrambe sembrano studiate apposta per confondere le idee e si stanno allungando un po’ troppo: tra Salvini e Di Maio non metterci la tav, tra Icardi e Inter non metterci la Wanda. Entrambe sono comunque destinate ad arrecare più danni che vantaggi: penali, ritardi, investimenti a rischio per quanto concerne le lungaggini della infrastruttura ferroviaria; punti persi, occasioni fallite, basse classifiche per la squadra milanese. Entrambe, comunque finiscano, lasceranno uno strascico di polemiche e di cadaveri sul campo.

Le analogie sono tante, infinite e persino inimmaginabili. C’è però una differenza sostanziale: i contendenti a livello Tav affrontano un problema serio come se stessero giocando al pallone; i protagonisti della vicenda Icardi si interessano in fondo di un gioco come se fosse una cosa seria. La serietà e il gioco non vanno di pari passo, ma si incrociano e in mezzo restano schiacciati, in un modo o nell’altro, i tifosi della politica e del calcio. Alla fine tutti insieme appassionatamente nel pallone.