Il coraggio di sdoganare il sesso

Ammetto di aver seguito con scarsa attenzione e parecchio scetticismo i lavori del mega convegno promosso da papa Francesco sullo spinoso tema degli abusi sessuali perpetrati sui minori da appartenenti al clero. Con grande umiltà, ma con altrettanta convinzione, consapevole di essere condizionato dal pressapochismo esperienziale più che dalla preparazione dottrinale, mi pare di poter affermare che emergano una buona novità ed una cattiva conferma.

Comincio dalla novità: si è diametralmente rovesciato l’approccio al problema. Fino a qualche tempo fa prevaleva la preoccupazione di negare l’evidenza e di difendersi dall’attacco squalificante che veniva portato alla Chiesa; oggi si ammette l’esistenza enorme di comportamenti abnormi e si parte dalla necessità di stare dalla parte delle vittime degli abusi. È un bel passo avanti: ammissione delle proprie colpe e tentativo di riparare al male provocato.

Sul piano della prevenzione invece vedo una notevole timidezza, che rasenta la rassegnazione, un atteggiamento difensivo che non osa andare alla radice del male. So che anche gli esperti, in parte, mi danno torto, ma a mio giudizio il problema nasce dall’atteggiamento sbagliato della Chiesa nei confronti del sesso. Questo aspetto della vita viene subìto e vissuto sulla difensiva: tanto il Vangelo è “disinvolto” sulle questioni sessuali, tanto il dopo-vangelo è inchiodato e incallito sulle disquisizioni moralistiche. Dai rapporti sessuali prematrimoniali ai distinguo sulla tipologia dei rapporti sessuali stessi, dalla demonizzazione della donna all’omofobia, dal controllo delle nascite al celibato sacerdotale, si dipana la matassa del sesso visto non come dono da valorizzare e da vivere in serenità, ma come ostacolo alla purezza ed alla castità di vita.

Tutti i cattolici sono stati condizionati da questi tabù, in primis i preti: nella paura del sesso non può che annidarsi un sesso rubato, che cerca e trova deformanti sfoghi. I vizi sessuali possono derivare dalle indigestioni, ma anche dai digiuni imposti che possono preludere alle indigestioni. Se la Chiesa non ha il coraggio di cambiare rotta non riuscirà a prevenire le devianze dei suoi chierici, portandole dalle tremende (quasi) regole alle sofferte (quasi) eccezioni. Chi non vive serenamente la propria vita sessuale, difficilmente avrà l’equilibrio psicologico ed umano per poter dare una testimonianza autentica e totale ed aiutare gli altri in tal senso. Chi non pratica il sesso è portato inesorabilmente “a parlarne ed a fantasticare su di esso”, abbandonando la strada maestra per le scorciatoie. Chi di dovere cominci quindi a rivedere il discorso del celibato sacerdotale, affronti il problema della presenza della donna nella Chiesa, esca dagli equivoci moralistici, impari a guardare al sesso senza complessi.  Torni al Vangelo e abbandoni tutti gli orpelli successivi. Si attesti sul binomio sesso-amore, punto e basta.

Purtroppo papa Francesco, a cui concedo incredibili aperture di credito su altri piani, non riesce a spiccare il volo sulle questioni inerenti il sesso: un passo avanti e due indietro. Durante i lavori del conclave, al cardinale Luciani, emozionato e spaventato per l’odore di papato, il collega che gli stava a fianco disse: «Non abbia paura c’è tanta gente che prega per il papa…». Bergoglio non fa che chiedere preghiere a tutti: allora non abbia paura, scacci i fantasmi della sessuofobia, apra la mente e il cuore, non tema di scandalizzare, anche perché è meglio scandalizzare affrontando i problemi che subire lo scandalo per non averli affrontati.