Spazzacorrotti o spazzaciviltà?

Non provo alcuna soddisfazione nel vedere i politici sottoposti a processo penale e tanto meno nel vederli andare in carcere. Sono umanamente molto dispiaciuto per l’esito della vicenda giudiziaria di Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia ed ex esponente politico di primo piano, che dovrà scontare una considerevole pena conseguente alla condanna definitiva per reato di corruzione.

Innanzitutto ritengo inaccettabile la solita gogna mediatica con gli inviati speciali a stazionare davanti al carcere in cui dovrà fare il suo ingresso Formigoni: è ora di finirla con questi atteggiamenti incivili. Una persona condannata ha il diritto di essere lasciata in pace e rispettata nel suo dramma umano. Non credo abbia nulla a che fare con il diritto di cronaca e il dovere di informare la pubblica opinione lo sguinzagliare giornalisti e reporter per carpire qualche immagine di un “potente” che paga i suoi errori. C’è in questi atteggiamenti un che di giustizialismo che non condivido affatto.

In secondo luogo non capisco perché la cosiddetta legge “spazzacorrotti” non dia possibilità ai condannati per reati di corruzione di usufruire delle misure alternative al carcere: proprio a chi ha approfittato della propria posizione pubblica per lucrare vantaggi dovrebbe essere concessa la possibilità di ravvedersi e di risarcire la comunità, prestando la sua opera in iniziative di carattere umanitario e sociale. Il resto è pura cattiveria e spirito vendicativo che rifiuto da tutti i punti di vista.

In terzo luogo ho il timore che Formigoni possa fare da capro espiatorio politico per tutta la corruzione presente nella pubblica amministrazione: sarebbe veramente ingiusto per lui, ma anche per l’intera società. Non ho seguito l’andamento processuale e do per scontato che i reati a lui ascritti siano provati. Ciò non significa che la sua debba diventare la condanna esemplare all’insegna del “colpirne uno per educarne cento”. Non avrei mai pensato di dover scrivere queste cose per un personaggio politico che mi è sempre stato sullo stomaco. Mio padre, mia madre, mia sorella mi hanno insegnato che non bisogna mai attaccare le persone quando sono in posizione di debolezza, in quel momento deve scattare una sorta di tregua umana: davanti al dramma di un uomo che viene privato della libertà, che entra in carcere per scontare una pena, che patisce l’umiliazione di essere seppure provvisoriamente emarginato dalla società in cui ha vissuto, il più bel tacer non fu mai scritto.

Ribadisco di non aver mai avuto simpatia politica per Roberto Formigoni, ma, forse anche proprio per questo, mi sento di esprimergli umana solidarietà: che la sua fede religiosa, su cui peraltro si è fatta ironica speculazione, lo possa aiutare a ritornare serenamente nella società dopo aver pagato il suo caro prezzo.