La ricottina governativa

L’Unione europea esprime un durissimo giudizio su reddito di cittadinanza e quota 100 e sottolinea gli effetti negativi sulla crescita delle due principali misure approvate dal governo M5S-Lega nella manovra economica. Nelle intenzioni e nelle convinzioni (?) dei partiti di governo, i due provvedimenti dovrebbero rispondere a criteri di equità ed assistenza sociale, ma anche alla necessità di un impulso significativo della ripresa economica ed occupazionale. In molti a livello scientifico, tecnico, politico ed istituzionale (ultima la Commissione europea col suo rapporto annuale sulle economie dei paesi dell’Unione) hanno espresso dubbi e perplessità al riguardo.

Questi due provvedimenti, che dovrebbero consentire a migliaia di persone di ottenere il pensionamento anticipato rispetto alle regole precedenti ed a centinaia di migliaia di persone, in condizioni di conclamata povertà, di avere un sussidio, sono stati sostanzialmente finanziati in deficit, andando al di là delle possibilità di bilancio e forzandone ulteriormente l’equilibrio. Non sono un rigorista né di vocazione né di convinzione e quindi non considero il disavanzo nei conti pubblici una sorta di demonio da evitare sempre e comunque e da esorcizzare. Tutto dipende dal perché si crea deficit e dagli effetti che ne conseguono.

L’ideale sarebbe riuscire a coprire questo sbilancio aumentando le entrate fiscali, combattendo coraggiosamente l’evasione o alzando le imposte, non tanto sui redditi già sufficientemente tartassati, ma sui patrimoni. Diversamente lo squilibrio si ripercuote sul debito pubblico provocandone l’aumento e creando un clima di preoccupazione ed allarme nella filiera banche-imprese-investimenti-consumi. Gli istituti di credito devono quadrare i loro conti a spese della clientela, restringendo l’accesso al credito e/o rendendolo più oneroso; le imprese entrano in ulteriori difficoltà rispetto a quelle già riferibili all’andamento negativo dell’economia mondiale, europea e nazionale; gli investitori non trovano i riscontri dovuti e rinunciano ai loro progetti o fuggono altrove; i consumatori tirano i remi in barca ed acquistano sempre meno prodotti limitandosi allo stretto necessario.

Il clima di incertezza economica e politica aggiunge benzina al fuoco e compromette l’andamento dei mercati finanziari, aumenta lo spread, le banche restringono il credito, le imprese soffrono, gli investimenti latitano e i consumi restano al palo. Tutto come sopra: il cane che si morde la coda. Per rompere questa spirale negativa occorrerebbe almeno l’autorevolezza, la credibilità e la stabilità politiche, che ridessero fiducia agli operatori economici e finanziari. Siamo esattamente all’opposto e il governo italiano sembra faccia apposta a creare giornalmente motivi di polemica, conflitto e incomprensione a tutti i livelli. In un simile clima economico l’occupazione non può crescere: i pensionamenti non creeranno il turnover auspicato, gli assistiti non troveranno lavoro, i sussidi non spingeranno i consumi. Ecco quel che sta succedendo e rischia di succedere sempre più: i progetti, se non sono supportati da prospettive concrete, diventano sogni e vanno in fumo.

La povera Rosalina viveva nella più assoluta miseria in un paesino di campagna. Un giorno gli diedero in dono una bella ricottina: Rosalina la mise in un cestello e se ne andò al mercato. Lungo il cammino cominciò a fantasticare, facendo i suoi progetti: andrò al mercato, venderò la ricotta, con quei soldini comprerò delle uova che metterò sotto le chiocce e nasceranno i pulcini che diventeranno polli; venderò i polli e comprerò delle caprette che mi daranno i caprettini: io li venderò e comprerò una vitellina che diventerà mucca e mi darà il latte per fare tante ricottine. Diventerò ricca e la gente passando davanti alla mia bella casetta mi dirà: “Riverita signore Rosalina, riverita!”. Nel dir così la svampitella fece un profondo inchino e la ricotta andò a finire in mezzo alla strada.