Chiudere baracca e burattini

Nel 2003 Silvio Berlusconi, insediandosi come Presidente del Consiglio dell’Unione Europea, di fronte al Parlamento di Strasburgo ebbe uno scontro verbale col socialdemocratico tedesco Martin Schulz, invitandolo ironicamente a farsi scritturare come “kapò” in un film sui nazisti. A distanza di otto anni, nel 2011 Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, durante una conferenza stampa risero di Berlusconi, sghignazzando in risposta alla domanda se il premier italiano avesse loro dato rassicurazioni sull’introduzione in Italia delle riforme economiche necessarie per togliersi dal rischio di un default. Ci vollero otto anni alla Unione Europea per accorgersi fino in fondo del disastro in cui Berlusconi aveva portato il nostro Paese. L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ebbe il coraggio di prendere in mano la situazione e di voltare pagina, dimissionando il cavaliere e formando il governo Monti allo scopo di evitare la caduta italiana nel gorgo economico-finanziario.

Con Giuseppe Conte l’Unione Europea ha impiegato meno tempo a rendersi conto della situazione penosa in cui si trova il nostro Paese. Durante il dibattito all’Europarlamento seguito all’intervento di Giuseppe Conte, il nostro premier è stato letteralmente ridicolizzato, con toni e sfumature diverse, dai rappresentanti di liberali, popolari e socialisti. Il leader dei liberali, Guy Verhofstad, ha dichiarato, riferendosi al Presidente del Consiglio italiano: «Per quanto tempo ancora sarà il burattino mosso da Di Maio e Salvini? Io amo l’Italia, ma oggi mi fa male vedere la degenerazione politica di questo Paese, iniziata 20 anni fa con Berlusconi e peggiorata con questo governo. L’Italia è diventata il fanalino di coda dell’Europa. Un governo odioso verso gli altri stati membri, con Di Maio e Salvini veri capi di questo governo, che ha impedito la unanimità sul Venezuela sotto pressione di Putin. Salvini si è specializzato nel bloccare porti ai migranti, ma blocca anche una riforma europea di Dublino e di una politica dei confini europea. Di Maio sta abusando del suo ufficio incontrando un movimento sì popolare, ma oggi dominato da un gruppo di demolitori che distruggono tutto, guidato da Chalencon, che ha chiesto un colpo di stato militare contro il presidente della Repubblica. Il vostro governo non ha una strategia per la crescita, ma solo una tattica per farsi rieleggere con regali e debiti».

Poi è stata la volta di Manfred Weber, il candidato popolare alla successione di Juncker: «La mancanza della crescita in Italia è una vostra responsabilità, non degli altri, ma del governo italiano. L’Italia è oggi il Paese con il tasso di crescita più basso dell’Ue. Non è un problema solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa, perché parliamo di uno dei nostri motori economici, un paese del G7. Come Ppe pensiamo che sia essenziale avere investimenti nell’Ue, ma vediamo che in Italia c’è un governo che non riesce nemmeno a mettersi d’accordo su un progetto già approvato tra Italia e Francia».

Sul punto dei migranti, Conte si è visto attaccare anche da Udo Bullman, leader dei socialisti: «Non è questa l’Italia che conosciamo, l’Italia che conosciamo è quella di Spinelli. Il vostro governo deve smettere di mostrarci questo viso inumano, sui migranti. Sui migranti sono gli amici di Salvini che non vi aiutano: Orban, Kaczyski e Kurz sono gli amici di Salvini, che non vogliono riformare Dublino».

Al Parlamento europeo ci hanno fatto una nitida fotografia, hanno detto la verità che fa male, anche se farebbe peggio ignorarla e tirare a campare. Le repliche di Salvini e Conte vanno nella direzione di tendere ancor più i rapporti: ormai sono in ballo e devono ballare. Il vice-premier leghista ha risposto: «Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo e il popolo italiano è davvero vergognoso: le élite europee contro le scelte dei popoli. Preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente menderanno a casa questa gente». Il premier Conte si è così difeso: «Un capogruppo ha dato del burattino a chi rappresenta il popolo italiano: io non lo sono e non mi sento tale. Sono orgoglioso di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare la linea politica di un governo che non si piega alle lobby. Forse i burattini sono quelli che rispondono a lobby, gruppi di potere e comitati di affari». Effettivamente Guy Verhofstad ha sbagliato il raffronto doveva dargli (solo) della marionetta.

Stiamo toccando il fondo, stanno succedendo cose di una gravità inaudita. Siamo tornati ad essere gli zimbelli d’Europa. Oggi sono talmente sconvolto da non riuscire, a botta calda,  a riflettere in senso politico, perché mi stanno togliendo la dignità. Di fronte a queste figuracce mi vergogno di essere italiano. La ricreazione è finita. Siamo nelle mani di un manipolo di irresponsabili, che giocano a (s)governare l’Italia. Basta! Sono contento che il Parlamento europeo ci abbia spiattellato in faccia la triste realtà. Speriamo serva. Che Sergio Mattarella ci aiuti e che Dio illumini gli elettori italiani per un rapido ravvedimento: forse siamo ancora in tempo. E chissà che a fine maggio gli scatoloni non li riempiano Salvini e Di Maio con buona pace di Giuseppe Conte. Io spero ancora in un rigurgito di lucidità dei miei connazionali.