Rutti o pernacchie, questo è il problema

È vero che ogni elezione fa storia a sé, come le partite di calcio, è vero che il test abruzzese non era un granché dal punto di vista quantitativo e sul piano del significato politico, tuttavia mentre l’elettorato di centro-destra si allarga e si avvinghia alla Lega di Matteo Salvini, il M5S prende una batosta ragguardevole (200.000 voti in meno rispetto alle politiche dello scorso anno, 24.000 voti in meno rispetto alle regionali del 2014); il centro sinistra regge il colpo anche se il Pd non riesce a frenare l’emorragia parzialmente compensata dall’affermazione delle liste civiche. I dati politici emergenti sono sostanzialmente tre.

La deriva destrorsa aumenta e il relativo elettorato è inequivocabilmente affascinato e guidato dal bullismo leghista e salviniano. La parte più moderata e ragionevole del centro-destra può avere solo un valore aggiuntivo, che potrebbe però diventare decisivo in proiezione nazionale al fine di conquistare una maggioranza assoluta, ipotesi possibile ma piuttosto improbabile al momento. C’è da chiedersi come mai gli elettori di centro-destra sopportino la politica dei due forni di Salvini. A lui l’italiano medio concede tutto, gli sta vendendo l’anima e la coscienza per un piatto di lenticchie pseudo-razziste.

Il M5S pare in caduta libera. Non so se il motivo sia la sudditanza politica alla Lega o l’evidente inadeguatezza governativa: i grillini duri e puri probabilmente sono stanchi del compromesso giornaliero con la vuota e pericolosa sbruffonaggine salviniana; i grillini d’occasione vanno in crisi davanti alle porcherie ed alle follie di una classe dirigente incompetente, ignorante e presuntuosa.

La situazione è in movimento, ma il Partito democratico non riesce a sfruttare gli spazi e rimane sulla difensiva: il suo contropiede non parte e continua a cincischiare a centrocampo. Il dato abruzzese forse dimostra che per il centro-sinistra rimane un certo qual bacino elettorale di riferimento, che non trova nel Pd il perno e la guida. Il messaggio degli elettori abruzzesi è un pressante invito a interrompere le battaglie interne, a cercare collegamenti col territorio, ad esprimere una dirigenza credibile ed autorevole.

Non credo sia ancora giunto il momento per Salvini di passare all’incasso previa rottura del contratto di governo con i pentastellati. Conviene cavalcare la tigre ancora un po’ e ridurre i comprimari del centro-destra a pappagalli berlusconiani che non riescono mai a dire “Eurobello”. Poi, quando la stagione sarà matura, si farà la raccolta definitiva. Attenzione comunque alle sette vite di Silvio Berlusconi: andrei adagio a considerarlo finito ed un certo appeal continua ad averlo almeno sul fronte antigrillino.

Non penso che il M5S sia in grado di riprendersi una certa autonomia e rilanciarsi a livello di protesta: sta cercando disperatamente di farlo, ma comincia ad essere la brutta copia di se stesso. Sul fronte destro regala voti a Salvini: l’elettorato vociomane e triviale finisce col preferire i sonori rutti salviniani alle sorde pernacchie dimaiane. Vivacchieranno fino alle elezioni europee continuando a sbandare per recuperare la strada e portando magari il Paese a sbagliarla su qualche fondamentale problema interno e/o internazionale.

Il Partito democratico è tutto preso dal suo congresso, convocato e svolto inopportunamente in un momento delicato, in vista di una consultazione elettorale europea, che dovrebbe essere l’occasione irripetibile per riprendersi il centro della scena e interpretare una parte importante. Qualche insoddisfatto grillino lo raccoglierà, qualche astensionista spaventato lo recupererà, qualche “maddaleno” pentito lo imbarcherà. Poca roba per dare una svolta o quanto meno per approfittare dei seppur lievi ripensamenti in atto nell’elettorato. L’unico libero pensatore e commentatore politico che merita attenzione è Massimo Cacciari. Alla domanda sui tempi e sui modi del redde rationem del governo giallo-verde ha risposto ponendo il limite di fine 2019 per raccogliere i cocci della crisi economica, della crisi europea, della crisi governativa. Ha però aggiunto a bassa voce: speriamo nel frattempo di non andare a sbattere.